“Restano misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari che rappresentano forme diverse di finanziamento del sistema politico del nostro paese”. Recita più o meno così il documento ( mai attuato) sulla spending review, e più in generale sui tagli alla politica, che Carlo Cottarelli, ex Commissario alla revisione della spesa, aveva stilato più di un anno fa. Dai 32 miliardi ipotizzati per il risparmio si è passati “miseramente” all’ obiettivo molto meno ambizioso di 10 miliardi.
Si assiste alla solita manfrina. Politici che in genere pilotano gli appalti per le grandi opere in tutta Italia, come quelli della TAV e dell’EXPO. Che ricevono finanziamenti più o meno leciti ed occulti. I magistrati li hanno sinistramente nominati “quelli del sistema”. Non c’è appalto che non sia sotto il condizionamento della corruzione, che continua ad avvilire tutte le grandi e piccole opere del sistema Italia.
Ma facciamo un piccolo passo a ritroso. Molto spesso si sente ripetere “ I politici di una volta avevano un senso dello stato diverso”, “ La politica di un tempo era meno corrotta”.
Sono frasi (e giudizi) che però abbelliscono il passato più di quanto esso meriti.
Chi ricorda infatti che correndo l’anno 1989 il Parlamento italiano votò all’unanimità un’ amnistia riguardante specificatamente i reati connessi al finanziamento illecito ai partiti?
Se nel 1989 tutti i partiti trovarono opportuno rilasciarsi mutuamente un salvacondotto è segno che i loro tesorieri sapevano bene come stavano le cose per gli anni precedenti. Pure il PCI fu della partita. Impossibile allora non dedurne che anche prima del 1989 – vale a dire anche sotto la segreteria di Berlinguer- pure a Botteghe Oscure si pensava di non avere proprio tutte le carte in regola. E se questo accadeva in casa dei comunisti, figuriamoci cosa poteva verificarsi in casa dello scudocrociato e dei suoi satelliti famelici e senza morale.
Ad esempio dal 1973 al 1979 il contributo sovietico ammontò alla bella somma di circa 32/33 milioni di dollari ( da “lo stalinismo e la sinistra italiana” di Zaslavsky). Una prassi iniziata nel 1944 con il ritorno di Togliatti in Italia, e che sarebbe terminata solo nei primissimi anni ‘80. Una prassi che, dopo l’approvazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, era senz’altro illegale, e che pone immediatamente un ovvio interrogativo: di quale particolare merito di onestà etico-politica in materia finanziaria ci si può fregiare rispetto ad altri quando, con quegli stessi, si gode di condizioni privilegiate.
Nel nostro passato, insomma, non c’è alcuna purezza di un qualche protagonista particolare. C’è invece, questo si, il comune errore, commesso dall’opinione pubblica e dai partiti nella crisi di Tangentopoli, quando proprio sulla base dell’esperienza si sarebbe dovuta varare una legislazione più realistica per i bisogni della politica ma invece, in omaggio alla demagogia generale, si preferì restare sulla medesima vecchia strada che aveva portato a Mani pulite.