Attore di teatro e di cinema, musicista da sempre per passione, laureato in musica jazz e consulente- formatore per le aziende, docente di recitazione e dizione: una personalità eclettica, quella di Vincenzo Failla, che abbiamo intervistato in esclusiva per “Il Domenicale News”.
Classe ’58, siracusano, Failla ha lavorato in teatro ed al cinema al fianco di Arnoldo Foà, Enrico Brignano, Valeria Moriconi, Giulio Bosetti, Giuseppe Pambieri, Giulia Lazzarini, Elio Pandolfi, Moni Ovadia, Luca Zingaretti, Jean Sorel, Sandro Massimini, ed è stato diretto da Cobelli, Squarzina, Strehler, Sciaccaluga, Squarzina, Manfrè, Gino Landi, De Bosio, Garinei, Giorgio Strehler, Tato Russo, Don Lurio, e in cinema, in oltre 20 film è stato diretto, tra l’altro da: Pasquale Squitieri, Daniele Luchetti e Pupi Avati .
Diverse le collaborazioni con il Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile del Veneto, lo Stabile del Giallo di Roma e l’Istituto Nazionale del Dramma Antico e con il Teatro Verdi di Trieste per il Festival Internazionale dell’Operetta.
Ha preso parte a molte Operette e Musical. Per la Televisione ha girato decine di spot pubblicitari ed ha preso parte a molte fiction tra cui ”La Squadra” interpretando per ben 8 anni il Dott. Mari, medico legale.
Lei ha un rapporto speciale con la città di Napoli e con i napoletani, le va di raccontarci il perché?
I 37 anni della mia carriera sono tutti legati, in un modo o nell’altro, alla città di Napoli. Napoli è un posto unico al mondo, bella come pochi altri luoghi sanno esserlo, accogliente fino allo stremo e che deve essere valorizzata per le bellezze uniche che sa offrire. I napoletani, poi, sono un popolo meraviglioso. E io lo dico da siciliano e da uomo che ha girato molto per lavoro. E poi i napoletani sono “veloci” in tutto ciò che fanno: basti pensare che a Milano esiste una “Piazza 5 giornate”, mentre a Napoli una “Piazza 4 giornate”.
Lei sta lavorando a Napoli in questi mesi, che progetto sta portando avanti ?
Ho deciso di realizzare dei workshop intensivi, con cadenza mensile, che prendono il nome di “L’arte del come”, il primo partirà in questo week end (oggi, sabato 11 Aprile e domani, domenica 12 Aprile) diretti ad attori professionisti e non, ma anche a chi, per semplice diletto, si sta avvicinando al mondo del teatro. Tratteremo di voce, gestualità, mimica, postura e tanto altro. Per me le esperienze di insegnamento sono una grande palestra, dove riesco a mettermi continuamente in gioco e dove, oltre a trasmettere i “trucchi” del mestiere, ho anche io la possibilità di imparare, di relazionarmi con un pubblico sempre diverso, di confrontare le mie esperienze con quelle degli altri.E’ questo un grande banco di prova, negli anni ho messo a punto un mio metodo che cerco, con grande semplicità, di comunicare e di mettere a disposizione di chiunque voglia usufruirne.
Cosa significa, secondo Lei, essere attore oggi? Consiglierebbe ad un giovane di intraprendere questa strada?
Mi verrebbe da dire, in maniera scherzosa, che oggi fare diventare attore vuol dire quasi spingersi al suicidio. E’ difficile, non ci sono imprenditori disposti a investire, non ci sono soldi, l’interesse per l’arte sembra calare sempre di più. Ma c’è una arma potente a disposizione soprattutto dei giovani, che è la PASSIONE, l’essere INNAMORATI di tutto ciò che si fa. E l’amore fa davvero fare grandi cose! Non penso si possa parlare di “carriera” a proposito dell’essere attore, oggi, ma io consiglierei a chiunque (ho tre figli e lo dico sempre a loro) di fare arte, di occuparsi del bello, di innamorarsi della cultura in tutte le sue forme. Il grande Eduardo si chiedeva se quello dell’attore fosse un “lavoro socialmente utile”. Io ancora non so dare risposta a questo interrogativo. E poi, è importante studiare, confrontarsi, andare a teatro.
I giovani, però, oggi più che in altri tempi, sembrano maggiormente vicini al teatro.
Si, decisamente si. E questa è una gran cosa, l’età media degli spettatori che vanno al teatro si è notevolmente abbassata e questo non può che essere un segnale che fa ben sperare per il futuro. A Napoli poi c’è una realtà bellissima, quella del “Teatro cerca casa”alla quale anche io ho aderito con grande entusiasmo e spero di portare in questa città, per la prossima stagione, “IL berretto a sonagli”, in una mia rivisitazione dove recito da solo, accompagnato soltanto dalla musica di una bravissima pianista.
Prima di congedarci, ci tolga una curiosità. Lei ha davvero avuto tante esperienze e tante soddisfazione come attore (e non solo) nella sua vita.Ma se dovesse scegliere tra cinema e teatro, dove sarebbe rivolta la Sua scelta?
Verso il teatro, senza ombra di dubbio. Amo il cinema – ho recitato, tra l’altro, in 5 film del grande Pupi Avati e gli devo tanto. Successo e riconoscimenti. Ma il teatro è tutt’altra cosa. Entrambi hanno come scopo quello di evocare emozioni, ma il teatro, secondo me, lo fa con un grado di gentilezza, attenzione al pubblico e emotività che non conoscono paragoni.
Ringraziamo Vincenzo Failla per la disponibilità e la cordialità con cui ha risposto alle nostre domande e gli auguriamo di continuare sempre con la semplicità e l’ umiltà d’animo che lo contraddistinguono, nella strada del successo.