Non è stato Totò Rina a ordinare lo scoppio dell’ordigno all’interno del Rapido 904 il 23 dicembre 1984. O meglio, non ci sono prove sufficienti a dimostrarlo. E così il “capo dei capi” è stato assolto dall’accusa di essere il mandante di una strage in cui 16 persone persero la vita e oltre 200 rimasero ferite.
La sentenza è stata letta nel pomeriggio di martedì 14 Aprile dal presidente della Corte d’Assise di Firenze Ettore Nicotra. Riina, aveva deciso di non assistere alla lettura della sentenza e ha seguito il processo in collegamento video. Non è stata, dunque, accolta la richiesta del pm Angela Pietroiusti che aveva chiesto l’ergastolo per il boss e aveva concluso la sua requisitoria al processo affermando che “Riina esercitò il potere di determinare la strage. Solo con l’autorizzazione di Riina, fu fornito l’esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione di Cosa Nostra. Riina è stato, dunque, il determinatore della strage”.
“Questa sentenza è per noi una doccia fredda” hanno comunicato i rappresentati dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage, che hanno tenuto una conferenza stampa nella giornata di ieri: “Pur nel rispetto della giustizia, che resta per noi baluardo ultimo al quale aggrapparci per scoprire la verità sulla nostra vicenda, non riusciamo a comprendere come si sia potuti giungere ad una sentenza di assoluzione dopo la serie di elementi acquisiti per condannare il colpevole, il celere iter processuale e la dinamica dei fatti, che a parere di noi “profani” della dinamica giuridica non potevano che portare ad una sentenza di condanna“.
Sgomento, delusione e incredulità, dunque, tra i parenti delle vittime e tra chiunque sia stato coinvolto, in qualche modo, in questa vicenda cosi farraginosa dal punto di vista giudiziario. Alla conferenza di ieri è intervenuta la giornalista napoletana Giuliana Covella, autrice del libro “Rapido 904, la strage dimenticata” (Graus edizioni), che abbiamo contattato e che ha rilasciato questa dichiarazione, esprimendo tutto il suo disappunto per il modo in cui questo caso si è “risolto”: “Se in un paese civile la giustizia è questa, ancora di più dobbiamo indignarci e sperare di far luce sulla verità. Per le vittime, per i loro familiari e per i superstitiGià in passato vi sono state condanne e poi assoluzioni”Ora, a trent’anni di distanza, l’ennesima offesa alla memoria delle vittime del Rapido 904. Chi è stato allora? Chi furono i responsabili? Un ex boss della camorra come Giuseppe Misso fu condannato all’ergastolo, poi venne assolto e accusato solo del reato di detenzione di esplosivo. Un ex poliziotto corrotto legato al clan Misso testimoniò all’epoca quanto sarebbe avvenuto il 23 dicembre 1984. C’era un disegno preciso stabilito da mafia, camorra e servizi segreti deviati. Oggi qualcuno continua a volere che la strage di Natale sia dimenticata”.