A Torino, quest’anno, abbiamo un po’ di tutto: la visita del Papa, l’ ostensione della sindone, i turisti dell’ Expo e i manifesti di Luca Olivetti, probabile candidato del centro destra alle comunali 2016.
Da lunedì mattina sono affissi in tutta la città: “Benvenuto a Torino, se intendi rispettare la nostra legge, la nostra cultura, la nostra storia. Se invece sei venuto a delinquere o per imporre la legge della shari’a, faremo l’impossibile per cacciarti”.
Il monito è rivolto agli stranieri, non turisti, in arrivo in città ed è una brillante idea di Luca Olivetti, avvocato proveniente dalla società civile, che si definisce “liberale e moderato” e afferma, da moderato, “Il punto è che quando lo Stato non tutela i cittadini c’è il rischio che emergano derive di autotutela, dettate dall’esasperazione. Quando lo zingaro o il romeno di turno verranno trovati uccisi nella casa in cui stanno rubando, io dico che non si potrà dare la colpa al povero cristo che cerca solo di difendersi: la responsabilità sarà dello stato che non ha saputo dar loro la dovuta sicurezza”.
Cavalcando la più populista delle ruspe, il moderato e liberale, qualcuno gli regali un dizionario, Olivetti si avvicina a grandi passi alla poltrona di Piero Fassino, cercando di ricompattare un centrodestra a pezzi.
Leggendo i manifesti, verrebbe da pensare Torino come una piccola Svizzera di ordine e pulizia stradale e soprattutto morale. E che il buon Olivetti rappresenti il partito delle Giovani Marmotte con il compito di vegliare sulla salute e sulla sicurezza dei cittadini torinesi. Invece Torino è Torino e chi, come me, ci vive e ci lavora, sa quanta inciviltà e malaffare indigeni girino per il capoluogo sabaudo.
Basti pensare al “Sistema Torino”, descritto molto bene solo un anno fa da Fabio Balocco su Il Fatto Quotidiano: “dal punto di vista ambientale e sociale, la città non è certo un esempio da seguire. Inquinamento atmosferico tra i più alti in Europa; altissimo numero di centri commerciali con consumo di suolo e disgregazione del tessuto urbano; secondo debito pubblico in Italia; circa 2.000 sfratti nel 2013; 3.436 espropriazioni immobiliari sempre nel 2013; circa 50.000 alloggi sfitti. Povertà, tanta povertà. … Ne esce fuori una città del partito unico, che è nelle istituzioni, ma anche nelle banche e nelle fondazioni, ma anche nella cultura, e persino nella gastronomia. Ne viene fuori un sistema di potere della cosa pubblica che si fa chiamare “Sistema Torino”, ma che è paradigmatico di una realtà più estesa “Sistema Italia”. Torino, quindi, come esempio classico purtroppo esportabile altrove. Con buona pace di quelli che da fuori vedono che Torino è più bella.“Oggi Torino non è niente. Non più fabbrica, non più dormitorio della fabbrica, non ancora turismo e sport, mai stata cultura se non a fini propagandistico elettorali. Non più di Sinistra, quantomeno in senso tradizionale, né di Destra. Non siamo niente.”
Tutti i partiti torinesi, nessuno escluso, sono coinvolti in scandali vari: firme false, rimborsi gonfiati, appalti truccati. La nostra sanità è al collasso, la scuola è allo stremo e i trasporti pubblici sono vergognosi. Perché Torino se la sono mangiata un po’ tutti. Una fetta per uno, nemmeno tanto lentamente.
Ma allora, caro avvocato Olivetti, di cosa stiamo parlando?
Il cartello di benvenuto agli immigrati che arrivano in città dovrebbe essere il seguente: “Benvenuto a Torino, se intendi rispettare la nostra legge. Ti avvertiamo che di delinquenza ne abbiamo in abbondanza, quindi fai attenzione. Sarebbe nostro dovere accoglierti degnamente, visto che paghiamo una vagonata di tasse, ma i soldi se li sono mangiati tutti. Quindi cerca di arrangiarti meglio che puoi. Non siamo tutti razzisti, insensibili e ignoranti, cerca bene. Se sei venuto per delinquere, mettiti in fila”.