Le possibilità che offre l’ Expo sono infinite: conoscere ed assaporare i modi di vivere, le scelte abitative, le usanze, le consuetudini, le necessità che gravitano intorno al cibo; conoscere usi e costumi di tutti i Paesi del mondo attraverso l’alimentazione è una possibilità che solo l’Expo può dare.
Impossibile credere che qualcuno abbia visto l’Expo come un grande supermercato, eppure taluni non hanno ben compreso il senso profondo di questa ‘kermesse del cibo’. L’evoluzione societaria attraverso il cibo ha richiesto impegno ed inventiva per le coltivazioni, per lo sfruttamento del suolo, per l’irrigazione, per la raccolta agricola, per preservare ed incrementare alcune coltivazioni piuttosto che altre, per la produzione e la lavorazione, per la distribuzione e la vendita, fino al consumo.
Nei paesi aridi non è come nei paesi piovosi, negli Stati ricchi non è come in quelli poveri: coltivare il grano in Africa non è lo stesso che in Francia o in Italia; ogni paese ha le sue coltivazioni in relazione al clima, al suolo, alle difficoltà logistiche, alle possibilità economiche. Così, da un padiglione all’altro dell’Expo, si impara a capire che ci sono Paesi dove alcune cose sono possibili ed in altri impossibili.
L’ acqua che agevolmente usiamo per irrigare i campi attraverso sistemi di irrigazione efficienti, in alcuni Paesi – come la Mauritania – è un bene scarsissimo e perciò prezioso; tant’è che l’irrigazione è resa possibile solo grazie aiQ- Drum, ovvero bidoni d’ acqua trasportati da persone attraverso corde o ferri e fatti roteare sul selciato. La scarsità d’acqua rende impossibile l’evoluzione della società, ma di contro anche una alimentazione standardizzata come quella americana rende disequilibrata l’evoluzione della specie umana: accresce obesità, malattie cardiovascolari, intolleranze e tant’altro.
L’Expo intende sottolineare che non è possibile mangiare sempre gli stessi alimenti e che occorre diversificare l’alimentazione: una alimentazione si definisce sana quando è largamente diversificata. Il pasto gastronomico francese, per esempio, è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco proprio per i sani principi contenuti ed applicati con la dieta mediterranea. Occorre differenziare anche perché i 9,2 miliardi di abitanti che popoleranno la terra per il 2050 non riuscirebbero più a nutrirsi se mangiassero le medesime cose. Occorre che tutto il mondo pensi al mondo: mappare la terra tenendo conto delle difficoltà e delle necessità di ogni Paese con una attenzione allo sviluppo, alla tecnologia, allo sfruttamento di scarti ittici ed agricoli a vantaggio di altre risorse ed altre produzioni, in un ottica di qualità, quantità, crescita, riciclo e rinnovamento, perché l’alimentazione è una storia che dobbiamo scrivere Tutti Insieme!