Ha coniato, nel tempo, dei modi di dire che sono entrati a far parte del linguaggio “popolare” ed è diventato, da qualche anno a questa parte, il punto di riferimento di quanti, sentendosi spesso abbandonati dalle istituzioni, cercano qualcuno a cui raccontare ingiustizie e soprusi, ma anche le belle storie che in questa città si vivono nell’ordinaria quotidianità.
Per il terzo anno consecutivo Gianni Simioli sarà il mattatore, e il direttore artistico, del San Gennaro day, la festa dei napoletani nel cuore di Napoli, e con Napoli nel cuore. Il 25 settembre, infatti, piazza Duomo sarà, per quanti vorranno parteciparvi, palcoscenico della kermesse che vedrà premiati personaggi che rappresentano, per il capoluogo partenopeo, un “miracolo”.
Tra i tanti, Vincenzo Salemme, James Senese, Iaia Forte, Peppe Iodice e gruppi emergenti come i Foja e la Maschera saliranno sul palco per ricevere l’ambita statuina creata, per l’occasione, dalla Scarabattola.
Inevitabili, perché anche quelle ce le abbiamo “dint ‘o sang”, le polemiche. La scelta di accogliere sullo stesso palco la … modella? soubrette? showgirl? Belen Rodriguez e il professor Gerardo Marotta appare, a uno sguardo superficiale, decisamente insolita e per qualcuno anche inopportuna.
“Io mi auguro – precisa Gianni Simioli – ogni giorno un miracolo per la mia città. Un miracolo che unisca, e non divida, perché di divisioni interne, e interventi esterni più o meno occulti, ce ne sono già troppe. Belen, oltre ad aver campeggiato con la sua immagine (che è già un monumento di suo), sulla Colonna spezzata, per il restauro curato da Monumentando, ha accolto con entusiasmo, e gratuitamente, il mio invito a partecipare. La sua presenza sarà sicuramente un richiamo per migliaia di persone che, altrimenti, difficilmente avrebbero l’occasione (e la voglia, purtroppo, ndr) di ascoltare il messaggio di Gerardo Marotta. Il giacobino, l’hanno definito, e l’effimera Belen. Il filosofo e la modella. Una contraddizione in termini. Ma, d’altra parte, cos’è Napoli se non una contraddizione in continuo evolversi?”
Sono legata a Simioli da un profondo legame di stima e di affetto. Consapevole che, spesso, le sue scelte e il suo messaggio non vengano compresi o, peggio ancora, siano male interpretati. So quanto la sua ostentata sfrontatezza nasconda una sensibilità fuori dal comune. Ho avuto modo di verificare come, forte di un’esperienza trentennale con un pubblico dei più eterogenei, ciò che in apparenza non aveva un senso, ottenesse poi un risultato concreto e positivo.
C’è una canzone che per Gianni Simioli è un inno a Napoli, e in questa canzone c’è la spiegazione – non dovuta, ma a quanto pare ancora necessaria – a quello che succederà venerdì 25 settembre in piazza Duomo.
“Fiera, disprezzata, feroce, incontrollata
Ma è la mia città
Colta, raffinata, aggredita, infamata
Muta, scanzonata, superstiziosa, spregiudicata
Ma è la mia città.
Voce incosciente, insidiosa, insolente,
Amara, ammaliante, miracolata, irriverente
Ma è la mia città
Ma domani chi lo sa
Vedrai che cambierà
Magari sarà vero
Ma non cambierà mai niente
Se ci credo solo io …”
…e allora, tutto quello che mi manca, #otengodintosanghe.
Geneticamente.