Chi non ha mai atteso febbrilmente per andare al concerto del suo gruppo/cantante preferito?
Sono tante le segnalazioni che riceviamo su questa anomalia tutta italiana della vendita online dei grandi eventi.
Nel nostro Paese, oltre all’attesa spasmodica dell’evento, i fan della “musica” in generale devono sorbirsi anche le assurdità che puntualmente si verificano per ogni grande evento.
TicketOne non ha concorrenti diretti, gli altri gruppi in realtà sono solo dei collaboratori. I promoter (altra casta che prolifera nel nostro paese) negli anni scorsi hanno chiuso un accordo concedendo di fatto a TicketOne la totale esclusiva per le vendite via internet per i prossimi 15 anni.
In prossimità di un evento (ma anche molti mesi prima) prenotare un biglietto diventa presto un calvario: gli impazienti supporter si “piazzano” davanti ai loro pc pieni di speranza per acquistare l’agognato tagliando e assicurarsi un posto negli stadi o nei palazzetti. Peccato che, presto, si trovino di fronte ad un raggiro deplorevole e poco edificante.
Chiaramente parliamo di eventi che riguardano gruppi o cantanti molto affermati, con un larghissimo seguito di fan.
La beffa si consuma all’apertura della vendita.
Anche il sottoscritto ha “toccato” con mano le evidenti disfunzioni del servizio TicketOne. In occasione del concerto dei One Direction del 2013 a Milano (compravo il biglietto per mia figlia) i terminali online di TicketOne davano “soldout” dopo 10 minuti. Possibile? Circa settantamila biglietti venduti in dieci minuti? Dopo la rabbia e la frustrazione, la beffa che è l’esatta cifra di quello che si consuma alle spalle degli appassionati: Il tempo di un quarto d’ora e la maggior parte dei portali alternativi, come Viagogo e Seatwawe, vendevano i biglietti a 500 euro: in pratica cinque volte il costo del biglietto. Con grande soddisfazione di pochi ( i bagarini del web) e il rammarico e il dispiacere dei consumatori.
Inutile tentare di contattare TicketOne: tra un operatore e un nastro registrato si corre il rischio di aggiungere il danno alla beffa. La linea spesso cade misteriosamente. Il servizio è veramente pessimo e spesso durante la vendita dei biglietti il sito si blocca incomprensibilmente.
Non parliamo poi dei costi per telefonare: si parte da 1.32 euro a minuto per Tim, per finire all’ 1.5 per Wind.
E in attesa di conoscere chi ha “stabilito” ed autorizzato questa ennesima, grave buffonata all’italiana, rimane una sola certezza: la speculazione sull’arte, sulla musica in Italia è autorizzata e si consuma (come sempre) a danno dei cittadini e degli amanti della musica.
Il loro business intanto va a gonfie vele, ingrossando le tasche di un bel po’ di persone.
Il tutto all’insegna della più totale impunità e, chiaramente, alla faccia dei consumatori…