L’istruzione musicale rappresenta una parte importante dell’offerta formativa odierna proposta dal sistema di Pubblica Istruzione: più di venti anni fa, all’interno delle scuole medie, nacquero dei corsi sperimentali, tuttora attivi, che prevedono l’insegnamento dello strumento musicale, per cui l’ordinario curricolo si arricchiva di un momento formativo essenziale per molte generazioni di adolescenti, che potevano rendere oggetto di studio così una disciplina, che era legata intimamente ai loro percorsi ludici ed alla fruizione del proprio tempo libero.
A distanza di più di un decennio, la riforma degli ordinamenti, fortemente voluta dal Ministro Gelmini, ha introdotto un nuovo segmento della Secondaria di II grado, i Licei Musicali-Coreutici, che, nel giro di pochissimi anni, hanno conseguito risultati straordinari, visto che è cresciuto a dismisura il numero di alunni che, in uscita dalla Secondaria di I grado, hanno fatto domanda di iscrizione nel nuovo format liceale.
Molto spesso, le Regioni, in accordo con i rispettivi Uffici Scolastici, hanno assegnato l’indirizzo musicale coreutico ad altre istituzioni, che potevano contare su una presenza nel segmento della Secondaria di II grado, ampliando e diversificando così l’offerta formativa di istituti già dotati di un loro radicamento nel territorio di appartenenza.
Purtroppo, meno frequentemente, l’indirizzo liceale musicale è stato attribuito, nei piani regionali, alle Scuole Medie o agli Istituti Comprensivi, che possono vantare un indirizzo musicale di secondaria di I grado nel proprio piano dell’offerta formativa.
Un eventuale siffatto fenomeno non potrebbe, invece, che essere salutato in modo positivo, dal momento che, se nella medesima istituzione scolastica venisse a concentrarsi un’offerta formativa musicale, inerente ad entrambi i segmenti dell’istruzione secondaria, certamente trarrebbero grandissimo vantaggio le ragioni della continuità e dell’orientamento, pur sempre importanti e valorizzate dallo stesso Ministero con iniziative progettuali ad hoc.
Peraltro, un’osservazione andrebbe fatta: il regime dell’autonomia ha enfatizzato il rapporto fra le scuole ed il territorio, per cui sarebbe giusto e legittimo attendersi che, per i prossimi anni scolastici, l’indirizzo liceale venga attribuito a quelle istituzioni, che sono presenti in aree geografiche dove già esiste una cultura musicale diffusa, per cui la scelta delle Regioni, d’accordo con gli Uffici periferici del Miur, verrebbe incontro ad una vocazione e non sarebbe solo strumentale ad un’aspirazione vaga, seppur condivisibile.
È evidente, infatti, che le Scuole Medie, provviste del corso di strumento, ed i Licei Musicali debbano vantare un’esperienza consolidata in un milieu sociale, dove la pratica musicale non risulti indotta dall’alto, ma sia in coerenza con una tendenza già insita in tutti gli strati della popolazione.
Un siffatto processo virtuoso potrebbe, chiaramente, incontrare il consenso non solo dell’istituzione scolastica e dei suoi immediati stakeholders, ma potrebbe essere un volano economico di non poco conto, visto che una passione – qual è la pratica musicale – diventerebbe un investimento, i cui effetti benefici sarebbero rilevanti sia nell’immediato presente, che nel futuro a medio e lungo termine.
In tale ottica, l’istruzione musicale, alla pari di altri settori della cultura, sarebbe il vero punto forte della progettazione non solo degli Uffici Scolastici Regionali, ma anche degli Enti Locali, perché la costruzione dei servizi annessi diverrebbe momento di crescita e di uso virtuoso delle risorse, sia ministeriali, che europee.
È giusto, dunque, che, in prossimità della definizione dei piani dell’offerta formativa regionali, si faccia una riflessione importante sui criteri di attribuzione degli indirizzi di studio della Secondaria di II grado, anche per evitare inutili e dannose duplicazioni e per far sì che le ragioni delle delibere dei Consigli d’Istituto e dei Consigli Comunali vadano incontro ad una logica di concertazione e di programmazione, che non sia il frutto, invece, come pure in passato è accaduto, di dinamiche che hanno comportato solo perniciosi costi per la Pubblica Amministrazione, in assenza pressoché totale di ricadute positive.