Per un alunno l’uscita da scuola, al termine delle attività didattiche, significa- molte volte – riappacificarsi con se stesso. Dopo cinque sei ore tra i banchi, tra l’insegnamento delle Docenti ed il rispetto dei tempi scolastici, l’osservazione delle regole oltre che all’impegno mentale e di studio da profondere, l’alunno, si pensa, esce respirando grandemente, tutto d’un fiato, a pieni polmoni. Eppure non è sempre così: alcune volte si dipanano emozioni e tensioni incontrollate. Può sembrare esagerato, ma per un ragazzo l’uscita di scuola è un momento indicativo di grande crescita e valore. Le sensazioni che prova nel “momento di uscita” potrebbero essere positive, ma anche negative. Potrebbe desiderare di rincontrare i propri cari, oppure potrebbe provare un senso di vuoto e di abbandono perché ad andare a prenderlo non è la persona che lui o lei vorrebbe; oppure perché stare a scuola gli piace di più che stare a casa. Questo perché a casa si annoia, oppure perché non c’è una situazione serena e pacifica. Un ragazzo, va messo in conto, potrebbe preferire la scuola alla propria casa. Oppure, perché non c’è condivisione, oppure non c’è dialogo coi propri genitori o i propri fratelli e sorelle, potrebbe preferire i coetanei; e così i compagni di classe diventano i maggiori interlocutori.
Le sensazioni che un discente può provare all’uscita della scuola possono essere sintomatiche, significative sullo stato d’animo che vive, e dare ai genitori ed ai docenti uno spunto di riflessione sulle emozioni e sulle sensazioni che ne accompagnano la crescita.
Soffermarsi su questo breve lasso di tempo che è l’uscita da scuola, potrebbe essere un’occasione di riflessione e di cambiamento, oltre che uno sprone per una maggiore serenità familiare e scolastica. Comunque sia, in positivo o in negativo, che l’alunno abbia o meno piacere a ritornare a casa, sarebbe bello per tutti essere accolti con un volto più sereno. Non dico certo ai genitori di sventolare l’ovetto con sorpresa, come nella più famosa delle pubblicità, ma un sorriso, anche abbozzato, è meglio di un volto grigio e senza emozione, perché accogliere significa abbracciare ed un sorriso è l’abbraccio più bello per chiunque.