Uno dei problemi principali, che rappresenta certo un ostacolo per un proficuo dialogo interreligioso, è costituito dalla presenza, sempre maggiore, di cittadini europei, che decidono di aderire all’Islam dopoché, per molti anni, sono stati in una posizione di agnostici o, comunque, di credenti non praticanti del Cristianesimo.
Infatti, può verificarsi che queste persone assumano atteggiamenti di tipo integralistico molto più facilmente di quanto non facciano coloro che sono nati islamici, perché provenienti dall’Africa o dall’Asia.
Non è, invero, un caso se gli organi di polizia si trovano, sovente, a fronteggiare forme di possibile eversione armata, dovuta alla presenza di cittadini europei che, attraverso il web, si mettono in contatto con le cellule islamiste presenti in Siria, in Iraq, in Turchia o in Arabia.
La vera difficoltà, però, risiede nel fatto che la presenza di tali fedeli viene vista, sempre, con maggiore avversione dagli Europei, che in loro presenza temono di trovarsi di fronte a dei terroristi, che non provengono da un altro mondo, ma che, fino a qualche tempo fa, sono stati piuttosto il loro vicino di casa o l’amico con cui conversavano più amabilmente.
Nella strage di novembre a Parigi un ruolo non secondario lo hanno avuto, infatti, cittadini francesi, che erano al di sopra di ogni sospetto, se non per il fatto che avevano, di recente, abbracciato la religione islamica.
Una cosa è certa: per combattere il terrorismo, è necessario che si vinca la psicosi, che molto, troppo facilmente può espandersi, dal momento che siamo spinti ad immaginare che, ad ogni angolo di strada, può trovarsi il potenziale omicida, pronto a fare un attentato, nonostante sia egli stesso di origine europee e possa, finanche, avere amici fra le persone, di cui può stroncare violentemente la vita.
Per tal via, il problema più autentico non è rappresentato dall’accoglienza dei migranti, fra i quali potrebbe nascondersi l’affiliato di Al Quaeda o dell’Isis, ma diviene sempre più centrale garantire una possibile forma di convivenza fra Europei, innanzitutto.
Infatti, l’inasprirsi del clima non può che determinare un ulteriore fattore di rischio per chi, finanche privo di colpe immediate, può essere additato come un potenziale terrorista, capace di far del male ad un proprio consimile.
Nei prossimi mesi ed anni, sarà sempre più pressante mettere ordine in una siffatta, intricata questione: ci dovremo abituare a vedere, anche fra i nostri simili, persone che aderiscono all’Islàm, ma dovremo altresì imparare a non ipotizzare, sempre e comunque, la presenza di intenzioni malevole in chi, semplicemente, fa una scelta di vita diversa dalla nostra.
Ormai, bisogna stare attenti ad uno stereotipo: immaginare che la società occidentale possa nascondere al proprio interno il germe dell’accidia e dell’odio, perché, partendo da simili premesse, non si può che soffiare sul fuoco e, quindi, innescare una spirale perversa, per cui, come ai tempi della peste, ogni persona, solo perché diversa dalla maggioranza, sarebbe immediatamente tacciata di essere il portatore di violenza e di distruzione.
In questo momento, è chiaro che gli animi siano esagitati, per cui può succedere che, all’interno del pullman, non ci si segga accanto alla donna che indossa il burqa o al mercato si ascoltano parole velenose verso l’islamico che fa regolarmente ed onestamente la spesa, mettendosi in coda agli altri clienti.
Quando sarà superata questa soglia di eccessiva attenzione e si potrà consumare un caffè al bar insieme ad un musulmano, non avendo paura che egli si possa far saltare in aria, allora la nostra società avrà realizzato un percorso di maturazione e si sarà avviata, effettivamente, ad includere al suo interno l’elemento differente, che, qualora si sentisse invece escluso, potrebbe concretamente divenire assai pericoloso, perché potrebbe cadere vittima del fanatismo religioso e dell’estremismo politico, che invero sono connaturati con alcuni ambienti della complessa galassia islamica.
Per tal via, è chiaro che la scuola dovrà insegnare il rispetto ed impedire che sorga una facile diffidenza, perché, qualora mai venisse meno l’approccio democratico e dialettico fra l’europeo cristiano e quello di fede musulmana, allora saremmo prossimi ad uno scontro di civiltà, che può avere qualsiasi epilogo, finanche uno estremamente disastroso per l’oggi e per le generazioni future.