Si approssimano le elezioni della prossima primavera ed i partiti sono intenti a dipanare la non facile matassa delle candidature.
Il partito, che maggiormente ci interessa prendere in considerazione, è certamente il PD, che ieri, attraverso il ricorso alle primarie, ha sciolto il nodo afferente a Milano, attraverso l’individuazione scontata di Sala, manager che si era messo in vista con il successo dell’Expo.
Risolto il problema lombardo, il caso più intrigante è, indubbiamente, quello napoletano, dal momento che, nel prossimo mese di marzo, due saranno i contendenti che si sfideranno per la nomination democratica: da una parte, Bassolino; dall’altra, la Valente.
È ovvio che, dall’esito della primaria partenopea, dipenderà non solo il futuro prossimo di Napoli, ma in generale dell’intero Sud, visto che Bassolino e la Valente rispondono a due modelli ben differenti di candidature.
Il primo è la politica e la continuità degli ultimi venti anni di gestione amministrativa, sia a livello municipale, che a livello regionale. Egli ha rappresentato, nei primi anni ’90, una speranza per moltissimi Napoletani, che hanno visto una possibilità di riscatto nell’elezione, nel 1994, di un Sindaco preparato e, mediaticamente, molto sostenuto a livello nazionale. Purtroppo, la vicenda dei rifiuti ne ha offuscato l’immagine e, per lunghi cinque anni, è stato costretto ad un esilio dalla politica, che ora sembra finalmente finito.
Dall’altro lato, la Valente, espressione di un cambiamento generazionale e di un equilibrio all’interno del PD, che vede consolidarsi l’asse fra i renziani e l’europarlamentare Andrea Cozzolino, grande sostenitore della deputata napoletana, pur essendo stato, per anni, uno dei collaboratori più stretti di Bassolino in Regione Campania.
È ovvio che la pubblica opinione si esprima per il cambiamento, ma quale accezione concettuale dobbiamo conferire a tale espressione, che altrimenti sembra inflazionata e poco idonea ad esprimere il reale?
Il cambiamento generazionale è sufficiente oppure dobbiamo, pur riconoscendo gli errori del passato, propendere per chi è stato portatore di una visione della politica, che in gran parte è rimasta in piedi, finanche dopo la sua stessa, tragica caduta?
Infatti, non possiamo non ammettere che, in regione e soprattutto nella città capoluogo, Bassolino ha incarnato una stagione importante, fatta di successi e sostenuta da un disegno istituzionale, che vedeva Napoli al centro delle politiche nazionali, visto che egli ha, sempre, dialogato con tutti i Governi romani, a prescindere da chi fosse, di volta in volta, il Premier o la maggioranza parlamentare.
La Valente, espressione rilevante della nuova classe dirigente del PD, appare invece fin troppo renziana per avere la giusta autonomia dal proprio partito, che pure il Sindaco di una grandissima città deve avere, se vuole portare a termine il suo mandato.
Peraltro, finite le primarie, cominceranno le elezioni vere e proprie e, sia in caso di designazione di Bassolino, sia in caso di vittoria della Valente, il PD partirà, comunque, sfavorito nella gara che vedrà contrapposto il suo candidato al sindaco uscente De Magistris ed allo sfidante del Centro-Destra, quel Lettieri che, cinque anni fa, perse al secondo turno, dopo l’ecatombe dell’alleanza berlusconiana in tutta Italia.
Pertanto, una riflessione va fatta, anche in funzione del voto successivo: chi, fra Bassolino e la Valente, può vincere contro antagonisti così forti ed agguerriti, come quelli che abbiamo citato?
In tale contesto, non può non sfuggire il fatto che Renzi, pur gradendo la soluzione della Valente, certo non si esporrà più di tanto a suo favore, evitando che una sconfitta della parlamentare napoletana possa esporlo ad una figuraccia, che ne possa minare l’immagine, già indebolita, sul piano nazionale.
Quindi, la scelta è consegnata, per intero, nelle mani dei Napoletani, che dovranno decidere se affidarsi al passato o fare una scommessa, ben sapendo che, comunque vada, l’elezione del loro primo cittadino determinerà conseguenze a livello romano, che a – tutt’oggi – non sono, ancora, pienamente prevedibili.