Quello delle prossime amministrative sarà, certamente, un test politico molto importante, perché si andrà a verificare, il prossimo 5 giugno, la tenuta del Governo, anche attraverso il dato del PD, che – ad oggi – sarebbe in difficoltà in molte parti d’Italia, visto che i suoi candidati – come recitano i sondaggi – non raggiungerebbero il secondo turno in città importantissime, come Napoli e Roma.
È chiaro che i sondaggi non sono affatto uno strumento di verità ed, in particolare, la situazione al 25 aprile potrebbe essere molto diversa da quella che si verrà a configurare il 5 giugno, ma invero qualche riflessione la possiamo promuovere.
Il PD è reduce dal fallimento romano della Giunta Marino e dalla vicenda triste di Napoli, dove non è stata concessa la possibilità del replay del voto delle primarie in quei seggi nei quali le telecamere delle televisioni nazionali avevano fatto emergere delle probabili irregolarità.
È ovvio che queste due esperienze, molto infelici ed inquietanti in termini di morale comune e di etica pubblica, non potranno non condizionare l’esito elettorale, dal momento che il meccanismo di voto favorisce di per sé le forze, che sono state all’opposizione negli ultimi anni.
È il caso di Roma, dove i Grillini sono nettamente avanti nei sondaggi, mentre a Napoli si verificherebbe un testa a testa fra l’Amministrazione uscente, che ha rimarcato i tratti di differenza con il Governo centrale, e l’opposizione di Centro-Destra, che il 5 giugno sarà capeggiata dal medesimo candidato, che ha già perso cinque anni fa.
Renzi, come è giusto che sia, tenderà a stare il più lontano possibile dalle città dove si andrà al voto, allo scopo di evitare che la sua faccia possa essere associata all’eventuale tracollo elettorale, qualora questo dovesse, poi, verificarsi effettivamente.
Ma, è certo che, nel prossimo mese, molte saranno le occasioni nelle quali si tenterà di politicizzare il voto amministrativo e, quindi, di portare il conto al Governo, nel caso in cui il dato dovesse essere scoraggiante per chi ha sorretto le sorti del Paese nel corso degli ultimi due anni e mezzo.
Il consenso intorno a Renzi ed al suo Dicastero, nonostante la vittoria referendaria, non è affatto aumentato, a dimostrazione del fatto che, oggi, il dissenso si manifesta finanche attraverso una manifesta astensione dal momento elettorale, che – nella fattispecie del referendum – ha paradossalmente favorito il Governo stesso, che non ha mai nascosto la sua ambizione a far fallire la vicenda referendaria, puntando al mancato raggiungimento del quorum.
Ma, se Renzi è in difficoltà obiettiva, non si intravede una chance alternativa, visto che i Grillini attraggono molto consenso, ma parimenti ne respingono moltissimo, e visto che Berlusconi, ormai, non è più in grado di governare il Centro-Destra, così come è ampiamente dimostrato dalla vicenda della scelta del candidato alla sindacatura romana.
Renzi, forse, continuerà a governare l’Italia, per oggettiva assenza di un’alternativa valida ed autorevole?
Crediamo che questo scorcio di primavera sarà uno dei momenti decisivi della legislatura in corso, perché chiaramente un’eventuale sconfitta del PD non potrà che accelerare il processo di frammentazione ulteriore di quel partito, con conseguenze ineluttabili per la tenuta dell’Esecutivo.
Non possiamo dunque che aspettare, ben sapendo che il Premier vanta, comunque, ancora il sostegno di alcuni poteri importanti, sia economici che giornalistici, che difficilmente lo abbandoneranno, se prima non avranno trovato un altro garante dei loro (legittimi) interessi, altrettanto forte ed in grado di sedurre la pubblica opinione, così come fece mirabilmente il Sindaco di Firenze, quando vinse le primarie per la Segreteria nazionale del PD, nell’ormai lontanissimo dicembre del 2013.