Treni pieni di docenti che attraversano la nazione tra scuola e casa. Per chi si dovesse apprestare a prendere un treno, in questi giorni (e sarà così tutto l’anno, tra autunno e primavera), sentirà parlare prevalentemente di collegi dei docenti, programmazioni, giorni di ferie da concedere o non concessi, di sostituzioni coatte e di difficoltà e successi legati al mondo della scuola.
La scuola si è trasferita sui binari a causa della mobilità straordinaria della L. 107/2015. L’anticostituzionalità della legge e l’algoritmo errato hanno penalizzato quella parte di scuola che è la forza trainante, i docenti, rendendoli degli esodati in trasferta con pesanti e gravi disagi per loro e per le loro famiglie. I docenti andrebbero sostenuti e tutelati; e viaggi di chilometri e chilometri, lontano dai propri affetti e dalla propria casa, non rientrano nel quadro della tutela e del rispetto. Molti pensano, altri lo dicono, che per lavorare bisogna essere disposti a spostarsi, a fare sacrifici; del resto si parla di lavoro, presumibilmente stabile. Certo che è così. Chi non ha fatto la gavetta e ha fatto sacrifici per lavorare? ma qui si parla di rispettare i diritti dei lavoratori e garantire luoghi, situazioni e necessità in linea con le esigenze di lavoro.
La fattibilità del lavoro richiama anche la necessità di recupero psico-fisico per ciascun lavoratore; senza dimenticare la personale predisposizione alla mobilità (fisica, mentale, economica, familiare, gestionale). A ciò si aggiungono situazioni familiari non facilmente gestibili, con una precarietà di docente alle spalle tale che questi meritavano il riconoscimento del proprio status di educatore, formatore, tutore dei bambini e dei ragazzi; il riconoscimento, cioè, ad un sereno clima per elaborare, programmare, definire, costruire, correggere, pianificare per la scuola e non certo in viaggio perenne su rotaie e strade italiane. Tutto ciò nella speranza che molti non si rassegnino e perdano motivazione facendo lunghe pause di assenteismo. Di tutto questo la scuola ne aveva proprio bisogno?