Reina: Nel primo tempo, un’uscita tempestiva su Pavoletti, nella ripresa salva il pari in almeno due circostanze. Sempre superlativo con i piedi. Voto 7
Albiol – Koulibaly: Costretti a tenere il pallone più del dovuto, provano ad impostare senza particolare fortuna. Lo spagnolo di testa va vicino al gol, nel finale soffrono oltremodo la spinta dei grifoni, dopo che per 3/4 di match avevano limitato il gioco offensivo dei padroni di casa. Voto 6 – 6
Hysaj – Ghoulam: L’albanese fa un buon primo tempo, soprattutto in fase d’attacco, nella ripresa soffre le accelerate genoane. L’algerino non è in giornata di grazia, in avanti, la prestazione opaca di Mertens prima, Insigne poi, non lo aiuta. Voto 6 – 5.5
Allan: Cresce nella ripresa con tanti palloni recuperati, non andava sostituito. Voto 6.5
Jorginho: Soffre l’aggressività ligure, un paio di invenzioni e null’altro. Voto 5.5
Hamsik: La traversa nel primo tempo, nella ripresa tante giocate, compreso l’assist che Insigne non trasforma in tre punti. Voto 6.5
Mertens: Poco brillante rispetto a questo primo scorcio di stagione. Voto 5.5
Callejon: In tre circostanze, due delle quali nel primo tempo, e’ stranamente egoista o forse poco lucido. Solito impegno, magari meriterebbe di rifiatare. Voto 6+
Milik: Non preciso nei primi 45 minuti, nella seconda frazione fa valere il suo fisico, e guadagnerebbe un rigore, se D’Amato facesse il suo dovere. Voto 6+
Subentrati:
Zielinsky: Non incide. Voto 5.5
Insigne: Irritante per la sufficienza con cui entra in campo, spreca un pallone d’oro che poteva valere una vittoria e la sua ‘resurrezione’. Voto 5
Gabbiadini: Voto S.V.
Sarri: In campo l’undici che attualmente sembra dargli maggiori garanzie. Non convince nelle sostituzioni, Allan contro una squadra che l’ha messa sull’aggressività, andava tenuto in campo, poteva ripetere la scelta fatta contro il Bologna, con l’uscita di un poco convincente Jorginho.
Milik poteva restare in campo, affiancato da Gabbiadini, così che il Napoli poteva restare alto e non farsi schiacciare, come avvenuto negli ultimi 10 minuti; Giaccherini al posto di Callejon non era un azzardo.
Insomma dare minutaggio ai nuovi, e rischiare, perché il salto di qualità come squadra, lo fai se vinci, o provi davvero a vincere, queste partite, al netto degli sbagli gravissimi ed indubbiamente decisivi dell’arbitro.
Il Genoa mette in campo le sue qualità, agonismo, cattiveria, ma per 80 minuti subisce la superiorità azzurra, che meriterebbe il vantaggio. Negli ultimi 10 giri di lancette, profittando di un Napoli in debito di ossigeno, che si sfilaccia, i rossoblu prendono un deciso sopravvento, rischiando di portar a casa l’intera posta in palio.
A conti fatti, il pari può essere risultato giusto, benché pesino come un macigno gli errori del barlettano D’Amato, che potevano cambiare il corso della partita. Non era facile, ma se come squadra, come gruppo e non come società, vuoi importi una crescita, devi aver il coraggio di far tue queste battaglie, a maggior ragione, dopo esser stati vittime di due orrori arbitrali.
Fa bene il mister, a non parlare dell’arbitraggio, invitando nel contempo la società a farlo, tra Pescara e Genova, mancano 3/4 rigori, potenzialmente 4 punti.
Allo stesso tempo però, come abbiamo finora auspicato ed elogiato la lenta e progressiva crescita come manager, ‘invitiamo’ nuovamente Sarri a non commettar l’errore di ‘dimenticare’ i vari Rog, Diawara, Giaccherini, mostrando magari quel pizzico di elasticità e di sfrontatezza, anche perché l’assenza di audacia per poco non ci costava la sconfitta. Fatte le debite proporzioni, stasera si è rischiato di rivivere la beffa subita lo scorso anno a Torino.
Arbitro: Il peggiore in campo, due rigori, uno per tempo negati al Napoli. Ocampos stoppa il pallone con le mani, netta la trattenuta di Orban su Milik, lo stesso difensore genoano, già ammonito, andava espulso in occasione del rigore non concesso, ma anche in due circostanze successive, quando è autore di due falli tattici, su Milik prima e Callejon dopo. Voto 4
Genoa: Foga e quantità condita con da un pizzico di qualità. Rientra in quell’ampio novero di club, che intaserà la parte centrale della classifica di un campionato che conta un numero eccessivo (ed inutile…) di compagini.
Postilla personale: Non credo neanche lontanamente si possa lottare per il tricolore, troppo avanti la Juve, seppur con una rosa che pecca nella zona di campo, dove fino allo scorso anno primeggiava.
Sono forse tra i pochi a non aver gioito della sconfitta sabauda in terra meneghina, nell’ultimo week-end, i nerazzurri insieme alla Roma ci contenderanno la seconda piazza.
Proprio in ottica piazza d’onore, ma anche per il semplice piacere, di infastidir i savoiardi, questi 4 punti persi, tra Pescara e Genova, su cui risultano decisivi pure le scelte sbagliate delle vecchie giacchette nere, fanno arrabbiare.
Ancor più la delusione di questa serata, di questo amarognolo turno infrasettimanale, nasce dalla sensazione di una squadra, intesa solo come giocatori ed allenatore, che non riesce a darsi una sterzata decisa nella mentalità. Non vuole essere questa una critica fine a se stessa, non un puntar il dito contro il mister o qualche calciatore, quanto il prender atto di una tara genetica, che questa squadra eredita dalla società, e in parte dall’ambiente.
Il presidente, cui vanno riconosciuti meriti enormi per quanto fatto in questi 12 anni, nelle ultime dichiarazioni, e nelle ultime scelte di marketing/comunicazione, pare voler cavalcare la guerra tra tribù che oramai lacera il tifo partenopeo. Anziché gettar acqua sul fuoco, le sue poche comparsate, alimentano malumori e divisioni, un atteggiamento controproducente e rischioso.
Le stesse parole di Sarri, circa la speranza (vana) di un intervento societario (chi dovrebbe parlare? Il Giuntoli di cui si ignora il timbro vocale?) sugli errori arbitrali, sembrano far trapelare, un rapporto non del tutto idilliaco tra società e tecnico, sentore già avuto durante questa prima parte di (pre)-stagione (cessione di Higuain, e ‘caso’ Gabbiadini le principali motivazioni che ci vengono in mente).
Il pari a Marassi non è una tragedia, ri-vedere, ri-vivere, ‘ri-percepire’, le stesse identiche sensazioni, sia dal campo, sia dalla società, senza dimenticare gli arbitri, e’ però sportivamente tragico, noioso e sfiancante.
Per fortuna che c’è il sentimento che ti tiene a galla, e che ti proietta già a sabato, poi a mercoledì…