Il filosofo Massimo Cacciari, dalle pagine de L’Espresso, esprime un giudizio importante sulla complessità dei fatti politici odierni ed, in particolare, sul rilievo che il M5S ha nell’attuale scenario.
Molti, infatti, riducono il Movimento a mero strumento di dissenso, espressione di un populismo e di una ventata di demagogia, che spirano molto forte all’interno della nostra società.
Senza alcun dubbio, tali componenti esistono, ma – è il giudizio di Cacciari ed, in parte, è anche il nostro – i Grillini non sono riducibili, unicamente, a questa dimensione, che pure è la più evidente.
Il nostro Paese non ha una classe dirigente, ormai, da qualche decennio, dal momento che Tangentopoli non solo spazzò via il ceto politico, ma eliminò molti di quei boiardi di Stato, che avevano condotto l’Italia a raggiungere i traguardi conseguiti nel Secondo Dopoguerra.
Orbene, questa mancanza di un gruppo di intelligenze, che potesse effettivamente assumere la guida di un Paese non facile, come il nostro, ha accelerato il processo di rinnovamento, molto caotico, che si è prodotto nel ventennio fra Tangentopoli ed il momento storico attuale.
Berlusconi è stato, in tale contesto, uno straordinario strumento di trasformismo, visto che ha offerto un salvagente a molte personalità, che altrimenti sarebbero naufragate per effetto delle inchieste di moltissime Procure sparse per l’intero territorio nazionale.
Prodi e l’Ulivo, invece, sono stati fenomeni del tutto interni al Palazzo, visto che i partiti di Centro-Sinistra non hanno mai goduto di una figura, effettivamente, carismatica che potesse catalizzare il consenso popolare degli Italiani.
Prodi, insieme a Ciampi, Dini, Monti, è stato l’antesignano di un processo che, per la democrazia, non è stato meno pericoloso della ventata populista dei movimenti anti-sistema: il passaggio della classe dirigente al rango di ceto politico non solo ha depauperato le élite, ma soprattutto le ha rese vulnerabili, perché le ha sottoposte, ineluttabilmente, al sistema del consenso, che tende a coventrizzare qualsiasi cosa che, prima o poi, si espone al giudizio popolare.
In tale contesto, sono emersi i Grillini, che non solo, dalla loro parte, hanno il beneficio dell’età, ma in particolare sono portatori di un’idea della democrazia diretta, che si sposa perfettamente con il desiderio di protagonismo di tutti quegli Italiani, che si sentono altrimenti esclusi dai processi decisionali qualificanti per la vita del nostro Stato.
In tale prospettiva, essi possono portare l’Italia laddove non sono stati capaci di farla giungere né Craxi, né Segni, né Berlusconi, perché interrotti bruscamente o dall’azione giudiziaria o dalle contumelie di Palazzo.
Sarebbe un passo in avanti per la nostra democrazia?
Evidentemente, la risposta non ci è nota, ma certo è che non possiamo dimenticare che la nostra nazione, molto spesso, si è fatta sedurre dalla tentazione dell’uomo forte, da solo, al potere ed una tale tendenza può trovare una via di realizzazione lungo tale sentiero.
Ma, è altrettanto ovvio che un male, quando nasce, per quanto esecrando possa essere, sopprime altre tendenze negative ed, in tal senso, la causa occasionale del successo grillino non può che essere il vuoto del renzismo, tanto più evidente dopo che, per due anni e mezzo, il Presidente del Consiglio ed i suoi uomini si sono misurati con la sfida del Governo nazionale e di quello locale.
Forse, gli Italiani possono solo scegliere, fra due, il male minore?