Pulendosi le mani dalle briciole dell’ultima fetta di panettone, nelle orecchie ancora l’eco degli auguri per un anno di pace e serenità a te e famiglia, ancora frastornato dalla festa appena trascorsa, il lettore de La Stampa di Alessandria si sofferma sulla notizia del primo nato nella sua provincia: una bimba, figlia di genitori marocchini, in Italia da quattro anni.
Una manciata di giorni è trascorsa dal Natale. Probabilmente, quel lettore alessandrino è stato alla messa, alla recita del figlio all’asilo, a sfinirsi di lasagne dalla suocera, a giocare a tombola con i cugini. Probabilmente, avrà seguito il Papa alla tv e, pieno dei buoni sentimenti derivanti dalla regina delle feste tradizionali italiane, decide di lasciare un messaggio sotto la notizia della nascita della bimba.
E qui ho l’imbarazzo della scelta: decine di messaggi che farebbero vergognare chiunque. Un misto di razzismo, ignoranza, cattiveria, vigliaccheria. Tutti dello stesso lettore? No, purtroppo no. Donne, uomini, giovani, anche stranieri, giù a infierire sulla piccola e sui suoi genitori colpevoli di essere in Italia per lavorare. “Un altro da mantenere”, “Via questi mostri musulmani dal nostro Paese”, “Ma il ticket l’ha pagato?”, “Siamo invasi”, “Conteggiate solo i bimbi italiani!”.
L’orrore puro a poche ore dal Natale che ci vuole più buoni. Ed è un orrore vigliacco, perché nasce dietro uno schermo.
Bene ha fatto La Stampa, nel suo articolo comparso ieri:
http://www.lastampa.it/2017/01/02/edizioni/alessandria/ad-alessandria-valanga-di-insulti-per-la-beb-musulmana-prima-nata-della-provincia-sACV8NvhUAbkNPOgKP1rCN/pagina.html, a pubblicare i post di queste persone infami, con nomi, cognomi e foto. Bene ha fatto a segnalarli.
Me li leggo ancora, quei commenti, quelle parole luride e unte di canditi e presepio. Sono stupita? No, purtroppo non lo sono. Lo so come funzionano i social, lo so fin troppo bene. Sono arrabbiata. Una rabbia cattiva. Più cattiva di loro.
Una rabbia che non si ferma sul vetro dello schermo. Perché io vivo fuori. Fuori dove non hanno il coraggio di mostrare la loro vera faccia, la loro vera natura. E fuori la rabbia è vera. Fuori quella rabbia chiede giustizia. Chiede che vengano portati davanti a quel che resta della loro coscienza e umanità e chiede che affrontino le conseguenze di quella vigliaccheria schifosa. E’ necessario un impegno in più da parte di tutti, degli utenti e dei gestori perché nulla di ciò che è accaduto a questa famiglia non si ripeta. Scrivo solo più per rabbia. E vi detesto per questo.