Per la scuola dei nostri tempi, la formazione che si persegue ormai da anni è figlia delle disposizioni europee che impongono competenze sempre più alte in linea con le competenze chiave e con quelle di cittadinanza attiva; eppure è di questi giorni la notizia che 600 tra Professori ed Accademici dell’Universitá italiana abbiano denunciato una inadeguata preparazione linguistica dei giovani. Si è posto l’accento soprattutto sugli errori di sintassi, grammatica e lessico alla stregua di bambini della terza primaria. Il “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità” ha lanciato e sottoscritto l’appello che ha posto in risalto l’incapacità degli studenti di saper scrivere correttamente in italiano.
Dalle indagini compiute con le prove Invalsi e dall’Ocse Pisa era scaturito proprio questo: uno scarso conseguimento dei traguardi delle competenze in matematica, nelle scienze ed in italiano degli studenti italiani. Dunque, in Italia siamo carenti nella fascia adolescenziale soprattutto nelle discipline scientifiche e poi, proseguendo gli studi, all’Università carenti in prevalenza nella scrittura e nella lettura. Dove è la perdita del sapere nel percorso di studi che affrontano i giovani studenti italiani? Forse la risposta è nella dispersione del nostro sistema scuola: troppe volte modificato, troppo rimpastato e rimodellato da ogni Ministro in carica, con un susseguirsi di modifiche quasi sempre avulse dalla realtà e dalle reali necessità dei giovani.
Basti pensare alla riduzione delle ore di filosofia, all’abbondare eccessivo di laboratori del saper fare, agli stage fuori banco, alle ore tagliate a discipline importanti e modellate sulle più disparate iniziative curricolari, alla moltitudine di griglie, tabulati e tanto altro che allontana dallo scrivere, leggere, riflettere, dibattere, necessari per aumentare il senso critico, per ampliare il lessico, per imparare ad esporre in maniera libera, senza imbarazzi ed esitazioni lessicali. I giovani titubanti davanti alla difficoltà dello scrivere, del costrutto della lingua italiana, indubbiamente vasta e complessa, sono quei giovani che vengono preparati non per riflettere sulla importanza degli studi di etica, estetica, filosofia, letteratura, ma per arrotolare le maniche della camicia e diventare competenti per il mondo del lavoro. Professionalizzare i giovani, ma privarli di senso critico, di allenamento alla scrittura ed alla lettura, in maniera continua, consapevole, motivata, produce giovani il cui saper fare ha spiazzato via il saper essere ed il sapere. Massimo Cacciari, filosofo ed accademico, in una intervista su Repubblica sottolinea proprio ciò attribuendo le colpe ad un sistema scolastico errato: “Chiariamo: la colpa non è degli studenti, né degli insegnanti, ma di chi ha smantellato la scuola disorganizzandola”.
Ad aggravare il futuro dei giovani studenti le riforme in atto: eliminazione delle bocciature alla primaria ed alla secondaria di primo grado; diminuzione da cinque a quattro anni della scuola secondaria di secondo grado; taglio dei fondi; alternanza scuola-lavoro e tanto altro ancora.