Sembra che oggi ognuno cerchi il sensazionalismo, la situazione ad effetto, il discorso clamoroso che possa garantire quel quarto d’ora dì notorietà. Si vedono, dunque, genitori scrivere lettere aperte sulla libertà di non far fare i compiti ai propri figli, sbandierando l’amore attraverso i giochi e le condivisioni familiari; e, poi, ci sono docenti che accusano sui social i genitori di interferenza estrema nell’educazione scolastica, nella didattica, nelle scelte istituzionali.
Tutto è un modo per affrontare questo mondo del social facendo breccia sul l’opinione pubblica senza pensare a ciò che è essenziale e vantaggioso per i bambini e gli adolescenti. L’istruire, l’educare, il formare non hanno nulla a che vedere con la lotta di parte genitori -scuola, non hanno nulla da spartire con le accuse reciproche e la presunzione di interessi. Se si continua così , con rimandi di insinuazioni e provocazioni, le future generazioni saranno preda di una gran confusione tra il serio ed il faceto, tra il giusto e lo sbagliato; vittime cioè di genitori che confondono il loro ruolo tra l’amico ed il confidente e docenti che, sviliti e demotivati dalla società, diventano solo un tramite pressoché fatuo tra il sapere ed il conoscere ed il mondo che è fuori. Senza dimenticare che la mancanza di rispetto tra genitori e docenti é la spina nel fianco della nostra società.
L’Insistenza per il digitale, poi, l’affermarsi del pensiero computazionale, il video gioco e l’uso dello smartphone in aula , sono altre esasperazioni di questa epoca. Ci vuole tutto e nelle giuste dosi: i compiti sono necessari perché sono allenamento per la mente e fondamentali per sviluppare il senso di adattamento allo sforzo, per migliorare la capacità di organizzazione dei tempi. Il pensiero computazionale, l’uso delle tecnologie informatiche sono invece fondamentali per sviluppare quelle capacità logiche, di pensiero critico molto utili al giorno d’oggi; ma senza il pensiero riflessivo, il giusto grado di autonomia e di senso di responsabilità , senza le capacità di lettura e comprensione di un testo, senza i costrutti logico- grammaticali, senza la motivazione ed il giusto grado di competitività non avremo una generazione competente.
Le esagerazioni di oggi fanno del discente un operatore perfetto in informatica, un alunno digitale al passo coi tempi, ma denaturato del meglio della cultura: la lettura, la scrittura, la poesia, la filosofia ed il senso civico. Un bambino che usa alla perfezione la ‘programmazione’ informatica e poi getta le carte a terra, non sa indossare il giubbotto e usa violenza verso i compagni non è quel cittadino attivo e competente che si cerca di formare. L’eliminazione dei compiti a casa potrebbe allontanare dall’obiettivo formativo primario: conferire agli alunni quel senso di responsabilità, di gestione delle proprie conoscenze in piena autonomia, di consolidamento su quanto appreso, che null’altro può dargli. Le esagerazioni sono frustranti in tutti i sensi, anche quando il ragazzo é subissato da compiti eccessivi. La perfezione è nel mezzo: occorre moderare, tra tempo libero e studio, tra passato e presente, tra innovazione e tradizione, tra ciò che saremo e ciò che siamo stati. Del resto la storia è l’anima della nostra società.