Un frenetico tourbillon di uscite televisive e non si è ancora capito bene se il loro iper attivismo sia di aiuto o li danneggi, e se non sia utile ( per moltissimi) istituire dei test di accesso, considerati i “ risultati” che spesso producono una volta eletti. Tutto ciò che per ora gli italiani sanno e vedono di questi candidati è un frenetico apparire, pubbliche relazioni, presenzialismo e magre figure.
Molti di loro già viaggiano in un mare di cene, aperitivi e fritture di pesce. Ponendo, così, quesiti fisiologici più che amministrativi: ci si chiede come un essere umano possa resistere fisicamente a questo incessante correre da un appuntamento all’altro, alla estenuante mole di cene e pranzi che sono costretti a “prendere” in questi giorni. Molti di loro ( non tutti per fortuna) hanno ricette miracolose e snocciolano slogan improbabili. Molti sono attaccati tra di loro con lo sputo: europeisti e antieuropeisti, favorevoli allo ius soli e contrari, restauratori ( ma di che?) e progressisti. Vogliono fare le rivoluzioni nel paese: mentre tu vorresti solo un pizzico di normalità.
Della legge elettorale meglio non parlarne: torneranno a Montecitorio e a Palazzo Madama gente che non può contare nemmeno sul voto dei parenti stretti. Uno dei candidati alla Presidenza del Consiglio, Di Maio dei Cinque stelle, qualche anno fa è stato candidato nella sua Pomigliano e ha “raccolto” la considerevole cifra di 59 preferenze. Cosa aggiungere?
Non so cosa pensare. Forse è l’unica strada praticabile. Tutti ormai vorrebbero un reale cambiamento, ciascuno ha mille ragioni da vendere e quelle ragioni entrano inevitabilmente in conflitto con le ragioni degli altri. Ma è vero che il disastro della condizione economica e politica del nostro paese esiste da moltissimo tempo. Un carrozzone disastrato, gestito da mediocri che hanno ereditato le rovine di quello che si è prodotto negli anni 70/80 e 90. Questi hanno dato un tocco di folklore in più. Ma i guai strutturali già si erano consumati e da tempo. Chi riuscirà a riparare questi danni sarà un gigante. Ma all’orizzonte non si vede nulla di buono.
In tutto questo possiamo dire che siamo stufi senza essere accusati di fare demagogia e populismo d’accatto? Possiamo dire che siamo stanchi di rive promesse, stanchi di chi propone approdi su isole felici senza accennare al fatto che per arrivarci ci sono la tempesta, il pericolo di naufragio e tanti altri rischi non segnalati dalle mappe.
La vera rivoluzione che chiediamo ai nostri rappresentanti è la normalità, quella che abbiamo tutti dimenticato e che si può anche intravedere nelle piccole cose. Quella che se qualcuno si degnasse di parlare con il paese reale, veramente, e non attraverso dei cinguettii da quaglia impazzita, ancora saremmo capaci di scorgere. Scherzosamente vi proponiamo una serie di ideal – tipo di candidati che si apprestano ad entrare nei palazzi della politica.
Il candidato eterno – Dimostrare la passione per la politica fin da bambino, ed esprimerla con lo stesso discernimento anche da adulto
Il candidato imbroglione – Politico di ottima fattura, nel senso di incantesimo, malocchio. Ispiratore di intrugli che, se bevuti, provocano deformazione della realtà, esaltazione immotivata e insuccesso garantito.
Il candidato salmone – Quello che va controcorrente, come i salmoni nel periodo della riproduzione
Il candidato leader – uomo o donna della società civile prestato/a alla politica, finchè quest’ultima non avrà i soldi per comprarsene una/o come si deve.
Il candidato confuso – Milita in un partito, ma vota con lo schieramento opposto. E’ sempre tra i primi a fare salti nei banchi della maggioranza per il famoso senso di responsabilità.
Il candidato da scortare – Si manda lettere minatorie da solo e spesso gli assegnano anche la scorta.