A forza di vietare, non sanno più gestire. I sostenitori del Napoli ancora una volta penalizzati dalla miope politica dei divieti

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di Pasquale Di Fenzo

Ecco il solito napoletano “gne gne”, Un altro che si piange addosso. Anzi, come diciamo dalle mie parti, uno che “chiagne e fotte!”. Perché così siamo considerati nel resto del Paese. E forse pure da qualche napoletano che identifica una parte di suoi concittadini con un’espressione che trovo insopportabile: “Quelli di una certa Napoli”.

Ma perché un napoletano perbene deve essere accomunato alla melma presente in tutte le città d’Italia, d’Europa e del mondo? Come spesso succede, lo spunto lo prendo dal calcio. Ma perché un tifoso del Napoli, con la squadra prima in classifica, non può seguire la sua squadra in trasferta? E perché qualunque napoletano deve essere considerato alla stregua di un imbecille che pensa di fare una cosa spiritosa gettando un cartonato di Kvara nel cassonetto , per poi preparare (perché era preparata!) e immortalare la scena in una foto destinata a fare il giro del mondo?

Potrei continuare all’infinito, con esempi che non riguardano solo il calcio. Perché dopo quasi 50 anni devo ancora pagare il pedaggio della tangenziale che ci avevano assicurato gratuito dopo solo 10 anni? E perché devo pagare il doppio, se non il triplo, per il premio assicurativo, anche se munisco la mia auto di dispositivo satellitare che mi conta anche quanti peli ho…dove non batte il sole? Le truffe dovrebbero essere “ad personam”. E invece, per noi napoletani, continuano ad essere “coram populo”.

Siamo considerati truffatori per nascita. Per lo stesso motivo i napoletani non possono seguire la propria squadra in trasferta ormai in tutta Italia, anche se a noi la città la devastarono i civilissimi tedeschi. O forse erano olandesi. Sono passati solo un paio di anni. Eppure con i biglietti nominativi, la tessera del tifoso, i tornelli e le telecamere, si dovrebbe riuscire a individuare i facinorosi, renderli inoffensivi e permettere a tante famiglie di godersi la squadra in testa alla classifica anche in trasferta. E non mi venite a parlare di reciprocità della sanzione, perché a Napoli al massimo potrebbe arrivare qualche centinaio di tifosi, che prima e dopo la partita si godono tranquillamente la città, mangiano la pizza, visitano il murales di Maradona o il Cristo Velato, e poi se ne tornano tranquillamente nelle loro città dopo aver dato il proprio apporto alla squadra del cuore.

Un apporto neanche lontanamente paragonabile a quello che potrebbero dare alla squadra migliaia di napoletani residenti in città, cui viene impedito di seguire la squadra del cuore lontano da casa. Anche a costo di trovare gli autogrill fuori servizio lungo l’autostrada ed i ristoranti chiusi una volta arrivati a destinazione. Almeno questa era la situazione standard quando io facevo ancora le trasferte. Mi sa che oggi poco sia cambiato. E se qualcosa è cambiato, e stato sicuramente in peggio.

Pasquale Di Fenzo, PDF per gli amici, tifoso di Napoli prima che del Napoli. Non lesina critiche a Napoli e al Napoli, ma va “in freva” se qualcuno critica Napoli e il Napoli. Pensa di scrivere, ma il più delle volte sbarèa. L’obiettività è la sua dote migliore. Se il Napoli perde è colpa dell’arbitro. O della sfortuna. Sempre. Se vince lo ha meritato. Ha fatto sua una frase di Vujadin Boskov, apportando però una piccola aggiunta: “è rigore quando arbitro fischia, a favore del Napoli”. E’ ossessionato da Michu che, solo davanti alla porta del Bilbao passa la palla ad Hamsik invece di tirare in porta. Si sveglia di notte in un bagno di sudore gridando “Tira! Tira!”.