Ai convegni sulla pirateria televisiva invitiamo anche i “pezzottisti”

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di Pasquale Di Fenzo

Il pezzotto è un reato, ma…Dove “ma” è particella sgarrupativa che può mandare a monte molte certezze. Come ogni anno ad inizio del campionato di calcio, si ripresenta l’annosa questione della pirateria televisiva. Si succedono riunioni, dibattiti, forum, tavole rotonde, triangolari e quadrate per stabilire come combattere questo malcostume che erroneamente si crede (o si vuole credere) sia diffuso solo e soprattutto a Napoli.

Ma se è vero che ogni mondo è paese, nella circostanza lo è ancora di più. Ormai di napoletano, al pezzotto, è rimasto solo il nome. Deriverebbe dall’usanza che avevano i ladri di auto di sostituire il numero di telaio delle auto rubate con numeri di telaio “puliti” rivenienti da auto rottamate. Il tutto avveniva mediante saldatura dei nuovi pezzi, che veniva definita appunto pezzottatura. Poi il termine col tempo è traslato in altri ambiti, dal vestiario alle calzature, dagli spumanti preparati con cartelle con acqua e zucchero, ai formaggi francesi fatti con latte di pecore ciociare, che forse erano anche più buoni dei presunti pregiati originali d’oltralpe. Ma il significato che ha assorbito tutti gli altri, come l’odore del ragù che la domenica mattina si diffonde per ogni strada di Napoli e che alla fine vede un solo vincitore che ha la meglio su tutti gli altri, li assorbe e se li annette, è il pezzotto televisivo. O meglio, il pezzotto del calcio.

Perché dei film, delle serie tv, dei documentari, dei cartoni animati per i bambini, se ne può fare a meno. Del calcio no. Ma ci siamo mai chiesti chi è il fruitore ultimo del pezzotto del calcio? Pensate sia un professionista, un commerciante borghese, un dirigente di azienda, un medico, un avvocato, un ingegnere, un giornalista non precario? Niente di tutto questo. Il pezzottista, che nessuno vuole giustificare, è un disagiato che sbaglia sapendo di sbagliare, ma si autoassolve perché è un tossico in cerca di aiuto, e che nessuno aiuta. E’ un invisibile che nessuno vede e che tutti cercano. Forse vorrebbe dire la sua in uno di quei tanti dibattiti che si svolgono in tv, e non solo in tv, in cui ci si riempie la bocca di paroloni che pochi stanno a sentire e che nessuno capisce.

Come in un recente salotto televisivo di Bruno Vespa, dove nove maschi si parlavano addosso di aborto senza la presenza di una femmina, che fino a prova contraria, dovrebbe essere colei che ne sa più degli altri sull’argomento trattato. Il pezzottista magari potrebbe spiegarci che, nonostante la sua insana passione per il pallone, non ha il coraggio di dire alla moglie che ha sottoscritto tre diversi abbonamenti per poter seguire la squadra del cuore. Come tifosi del Napoli, che non partecipa a competizioni europee, quest’anno abbiamo la “fortuna” di poterci abbonare solo a DAZN. Ma molti non si possono permettere neanche quello.

Allora perché non dare la possibilità di abbonarsi solo alla squadra del cuore, o magari comprare una singola partita a pezzi contenuti? Mi verrebbe da dire popolari, se non fosse diventato un termine demodé? Pure il solo abbonamento a DAZN è troppo per chi è costretto ad aspettare due anni per una visita specialistica che non può permettersi in privato. E nemmeno in regime di Intramoenia. Altra genialata che permette ai più abbienti, non solo di scavalcare le liste di attesa, ma pure di usufruire, a pagamento, di servizi e strutture pubbliche. E sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma di questo parleremo un’altra volta. Invece lui per “sparagnare” è costretto a ricorrere ai medicinali generici perché quelli originali costano troppo. E se li fa pure piacere: tanto i principi attivi sono gli stessi. Ma fa fesso fa sé stesso.

E a sua moglie, che ormai non gli ci crede più, ma abbozza per quieto vivere. Il pezzottista magari non si ricorda quando ha portato l’ultima volta la moglie al mare a Varcaturo, che nell’ultimo ferragosto, assieme alla sua signora, ha deciso di festeggiare in pizzeria, ed al posto della birra ha ordinato una di quelle bottiglie di spumante pezzottate di cui si parlava all’inizio. Il pezzottista è Massimo Troisi che spiega le ragioni di Giuda: ‘Bastava farlo nascere ricco! “. Oppure Alfonso Caputo, che all’ultimo dell’anno sente i botti che sparano il farmacista, il questore Cardamone e l’impiegato comunale che si vende i morti, mentre i suoi bambini sono costretti a piangere perché lui non si è potuto permettere neanche due fetentissimi tracchi da duecento lire! “Lo vogliamo condannare? Lo vogliamo mandare a Gaeta?”. Come chiede il portiere titolare di palazzo Bellavista al coinquilino colonnello?

Perciò, al prossimo convegno sulla pirateria televisiva, riservate un posto pure a un pezzottista in servizio effettivo permanente. Forse scoprireste che questo Carneade, non è un alieno, ma un convitato di pietra, che come Pentangeli Senior, con solo la sua presenza, potrebbe contribuire a schiarirvi le idee. Anche se dubito che qualcuno avrebbe voglia di ascoltarlo, e soprattutto, di capirlo. Non a caso, il saggio Don Peppino Marotta diceva: “Avete debiti, corna, malattie? Per carità, tenetevele”.

Pasquale Di Fenzo, PDF per gli amici, tifoso di Napoli prima che del Napoli. Non lesina critiche a Napoli e al Napoli, ma va “in freva” se qualcuno critica Napoli e il Napoli. Pensa di scrivere, ma il più delle volte sbarèa. L’obiettività è la sua dote migliore. Se il Napoli perde è colpa dell’arbitro. O della sfortuna. Sempre. Se vince lo ha meritato. Ha fatto sua una frase di Vujadin Boskov, apportando però una piccola aggiunta: “è rigore quando arbitro fischia, a favore del Napoli”. E’ ossessionato da Michu che, solo davanti alla porta del Bilbao passa la palla ad Hamsik invece di tirare in porta. Si sveglia di notte in un bagno di sudore gridando “Tira! Tira!”.