Il lavoro è il problema centrale degli ultimi anni. Il lavoro perso, precario, ridotto, gratuito, mal pagato ma anche il troppo lavoro può diventare pericoloso.
Per proteggere la salute dei lavoratori, l’Unione Europea prevede che non si vada oltre le 48 ore a settimana, compresi gli straordinari. Ma molti, per esempio, i manager o i liberi professionisti, lavorano di più, per ottenere promozioni o aumenti di stipendio, essere più efficienti o per le sempre più pressanti richieste di superiori e clienti.
Superare le 48 ore settimanali induce a un consumo alcolico rischioso, con un aumento delle probabilità di abuso. E questo vale non solo per gli uomini, ma anche per le donne e senza differenza di età, status socio-economico o cultura.
Lo rivela uno studio pubblicato sul «British Medical Journal».
Ci sono bevande alcoliche per tutti i gusti: amare, dolci, molto colorate, fruttate. E certamente le occasioni non mancano: la pausa pranzo, l’aperitivo con i colleghi, il tanto agognato venerdì, un successo da festeggiare, una lunga giornata da dimenticare. “Alcuni bevono per alleviare lo stress, altri la depressione, o si beve per problemi di sonno” scrive Marianna Virtanen, ricercatrice dell’Istituto di salute nel lavoro di Helsinki, e autrice del paper.
Lo studio presenta cifre preoccupanti: per chi lavora dalle 49 alle 54 ore settimanali il rischio di iniziare a consumare alcol aumenta del 13% rispetto a chi si limita alle 35-40 ore; il rischio aumenta del 12% in chi arriva a superare le 55 ore settimanali.
L’alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute. Un’unità alcolica corrisponde a 12 grammi di etanolo ed è contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in una bicchierino (40 ml) di superalcolico. Il consumo consigliato è di non oltre 2 unità alcoliche al giorno per l’uomo, non più di 1 per la donna e per gli anziani. Le conseguenze dell’assunzione cronica di alcol possono essere danni epatici come la cirrosi e di malattie cardiache, nervose e certi tipi di tumori.
Lo studio “dovrebbe stimolare una maggior regolazione, come intervento di salute pubblica, anche in considerazione delle crescenti pressioni a escludere sempre più lavoratori dalle norme vigenti che limitano l’orario di lavoro in Europa e in altri paesi sviluppati” sono le parole di Cassandra Okechukwu della Harvard School of Public Health. “L’esposizione a lunghi orari di lavoro è qualcosa che non possiamo permetterci di ignorare”.
Secondo i ricercatori sarebbe proprio il poco tempo rimasto libero dagli obblighi lavorativi a spingere molti a “rivolgersi all’alcool come rapido analgesico fisico e mentale in grado di alleviare lo stress e le tensioni associati a molte ore di lavoro” scrive la Okechukwu. Inoltre, l’organizzazione lavorativa, come la precarietà o il lavoro per turni influenzano negativamente il consumo alcolico come pure l’amore per il proprio lavoro, privilegio di un solo lavoratore su dieci.
“Il posto di lavoro è un ambiente importante per la prevenzione dell’abuso di alcol – scrive il team di ricercatori – perché più della metà della popolazione adulta ha un’occupazione. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare l’opportunità di interventi di prevenzione contro l’uso di alcol a rischio”.
Quello che sicuramente serve è investire. Il proprio lavoro non dovrebbe essere solo un problema, una fonte di stress e di preoccupazioni. Dovrebbe essere l’opportunità di farsi valere, di crescere, di migliorarsi non solo economicamente.
E dovrebbe essere il mezzo per vivere bene il tempo libero.