Angeli e Demoni

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di Alfredo Carosella

“Angeli e demoni” è un vecchio film di Ron Howard basato su un famoso romanzo di Dan Brown che parla, sostanzialmente, del conflitto tra la Chiesa e una setta composta da scienziati (Illuminati).

È anche un titolo che torna in mente in contesti completamente diversi ogni volta che, in seguito a un evento catastrofico, vede l’umanità dividersi in due grandi gruppi: angeli e demoni; soccorritori volontari e sciacalli, come abbiamo visto in questi giorni a Valencia.

Paolo Manzi, un fotografo italiano che vive per alcuni mesi all’anno a Valencia, è stato testimone oculare sia della violenta alluvione che ha devastato la costa di Levante in Spagna, sia dell’opera di sciacallaggio operata da alcuni soggetti poche ore dopo il disastro. Manzi, in fuga da un centro commerciale vicino all’aeroporto, aveva trovato rifugio, insieme a altre persone, spostando l’automobile su un’aiuola sopraelevata. Ha raccontato di aver aiutato, insieme a altri, a spingere sull’aiuola alcune auto in difficoltà e di aver salvato una donna che, in preda al panico, era scivolata nel fango nel tentativo disperato di tornare a casa. Una famiglia di turisti ha iniziato a giocare con la palla in attesa dei soccorsi, poi, con il passare delle ore, la situazione è apparsa sempre più drammatica. Dopo aver trascorso la notte in quelle condizioni precarie, il gruppo di sopravvissuti al disastro ha visto sopraggiungere alcune auto ma non si trattava dei sospirati soccorsi: era un gruppo di “gitanos” attirato dalla possibilità di saccheggiare il centro commerciale inondato. I saccheggiatori, dopo aver rastrellato le merci portate all’esterno dalla violenza dell’acqua, hanno iniziato a spaccare i vetri delle auto incustodite per trafugare quante più cose fosse possibile.

A chi è già pronto a inveire contro l’immigrazione selvaggia, è bene ricordare che lo sciacallaggio, drammaticamente, è sempre esistito, anche tra concittadini. Basti pensare alla “borsa nera” durante la Seconda Guerra Mondiale o ai crimini predatori dopo il sisma dell’Irpinia, tanto per fare due esempi. Come definire, poi, le risate dei due imprenditori intercettati al telefono poche ore dopo il sisma che distrusse L’Aquila? E come potremmo definire tutti coloro che si arricchiscono illecitamente grazie alle disgrazie altrui? Qui, l’elenco potrebbe essere interminabile: ricostruzione post sisma o post alluvione, sperpero di fondi pubblici, gestione utilitaristica dell’emergenza Covid, ricatto, estorsione, usura… a ognuno potrà venire in mente qualcosa in proposito.

L’umanità sembrerebbe spacciata, e forse lo è davvero, eppure, in ogni momento di crisi, c’è qualcuno che tiene accesa la speranza: gli angeli del fango, per esempio. Li abbiamo visti in azione dopo le alluvioni in Italia e li stiamo vedendo in questi giorni a Valencia. Ci sono i volontari soccorritori, quelli che servono alle mense dei poveri, quelli che approntano ospedali da campo nelle zone di guerra o dimenticate dal resto del mondo.

Angeli e demoni. Forse però, pensandoci bene, le grandi categorie nelle quali si divide l’umanità non sono solo due: c’è anche quella, più numerosa, di chi resta a guardare. Potrebbe esserci un cambiamento epocale se qualcuno riuscisse a convincere gli spettatori silenziosi che è arrivato il momento di agire anche, “semplicemente”, tornando a votare per scegliere responsabilmente chi ci debba governare: qualcuno in grado di operare delle scelte a beneficio della collettività.

Occorre contrastare un grande male: l’individualismo sfrenato. Lo vediamo in molteplici forme: il furto, l’evasione fiscale, il negazionismo. Negare che ci sia un cambiamento climatico significa decidere di non fare nulla e condannare tutti. Come sostiene il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, invece, dovremmo iniziare a parlare di crisi climatica. Il cambiamento c’è già stato e l’emergenza continua non può più essere definita emergenza.

Passare da una cultura individualista alla capacità di cogliere il valore del bene comune ci aiuterebbe molto. Forse avremmo potuto evitare che – come si apprende dalle cronache –quel quindicenne gettasse la fidanzatina tredicenne giù dall’ottavo piano. Secondo quanto riportato dall’Ansa, ci sarebbe almeno un testimone che avrebbe visto il ragazzo spingere la piccola Aurora fuori dalla ringhiera e picchiarle sulle mani per vincere il tentativo disperato di non precipitare.

Come ha detto Massimo Gramellini, qualcuno avrebbe dovuto spiegargli che amare significa volere il bene dell’altro.

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