di Alessandro D’Orazio
L’incontro di calcio tra Israele e Argentina che avrebbe dovuto disputarsi il prossimo 9 giugno a Gerusalemme è stato annullato. A renderlo noto è stata l’ambasciata israeliana, la quale ha riferito di minacce contro la stella del Barcellona e della nazionale albiceleste Lionel Messi.
In una nota si legge, infatti, che “l’ambasciata di Israele si rammarica di comunicare la sospensione della partita tra Israele e Argentina”, a seguito di “minacce e provocazioni” contro il capitano dell’Argentina Messi.
Inoltre, secondo il ministro degli Esteri argentino Jorge Faurie, i giocatori sarebbero stati riluttanti alla partenza per Israele, compreso l’allenatore Jorge Sampaoli, il quale avrebbe preferito restare a Barcellona per ultimare i preparativi in vista degli imminenti Mondiali.
Ad infuocare gli animi ha contribuito anche una conferenza stampa, nella quale è spuntato un maxi poster con la foto di Leo Messi e le bandiere dell’Argentina accanto a quella della Palestina. In particolare, il generale palestinese Jibril Rajoub ha espresso parole di solidarietà nei confronti di Messi, ringraziandolo per “aver fatto la cosa giusta”.
Domenica scorsa lo stesso Rajoub aveva invitato Messi a non giocare a Gerusalemme, oltre ad invitare i tifosi a bruciare le magliette con il suo nome qualora invece lo avesse fatto. La Federcalcio palestinese ha per questo accolto positivamente l’annullamento della partita, affermando che lo sport non potrà essere utilizzato come “strumento di ricatto politico”.
In aggiunta, a rendere ancor più critica la situazione hanno influito le magliette argentine macchiate di vernice rossa volte a simboleggiare il sangue dei palestinesi uccisi a Gaza. A centinaia le hanno esposte martedì, mentre sul campo di Barcellona gli argentini si allenavano.
Dal versante opposto non sono mancate le reazioni. “E’ una vergogna che le star del calcio argentino abbiano ceduto alle pressioni di coloro che odiano Israele il cui unico obiettivo è quello di danneggiare il diritto di Israele alla sua difesa e di provocare la sua distruzione”, ha scritto su Twitter il ministro della difesa Avigdor Lieberman.
Nonostante da Buenos Aires la federazione riferisca di non trattarsi di una decisione politica, è del tutto evidente che ingerenze di tal specie siano spesso sfruttate da fazioni contrapposte al fine di dirigere l’opinione pubblica su tematiche extra calcistiche, che nulla avrebbero a che fare con un pallone che rotola.