di Emilio D’Angelo
A questo punto appare in tutta evidenza l’interesse del ceto bancario di mantenere il più a lungo possibile il collegamento tra CIS ed Interporto e la subordinazione dei due Accordi di ristrutturazione.
Era imprevedibile, per le Banche creditrici, un’ evoluzione così rapida e positiva del piano di rimborso del CIS, mentre non si può verificare la stessa efficacia in quello di Interporto.
La motivazione é semplice, quasi banale: la differente struttura della platea sociale ed il forte consolidamento dell’impianto immobiliare del CIS, opera prima, ampiamente ammortizzata dal vasto, antico e costante supporto associativo.
Per il CIS sarebbe drammatico permanere in questa condizione di subordinazione, dopo aver rimborsato 100 milioni di euro su 128 in diciotto mesi.
Chi ha interesse a procrastinare al 2020 il rimborso della quota residua?
Il sistema finanziario rappresentato da questo Giano bifronte che da un lato guarda al CIS e dall’altro ad Interporto.
Forse a questo punto Vi spiegherete meglio le dimissioni dorate dell’A.D. delle due società, dr. Sergio Iasi, la crisi che ne é derivata, il doppio incarico al suo alter ego, ufficiale finanziario, promosso sul campo nel ruolo di generale comandante delle due società.
La successiva uscita ” forzata ” del cavaliere dimostra ampiamente che non esisteva alcuna ragione oggettiva e soggettiva che giustificasse le dimissioni di Iasi per debolezza ambientale, ma solo la necessità di congelare l’A.d.R. del CIS per adeguarlo al passo forzato imposto da quello di Interporto.
E ci sono riusciuti, se é vero che da un anno non si muove una foglia: una condanna a vita, l’ergastolo dei nostri legittimi diritti sociali.
Ormai balza in tutta evidenza che il punto di rottura fra gli interessi della base sociale e quelli del sistema finanziario é la struttura condominiale del CIS, costituita da circa trecento aziende socie, e, soprattutto, la sua gestione amministrativa.
Questo é il tallone di Achille del potentato finanziario e della tecnostruttura che presiede all’esercizio del potere, grazie al silenzio colpevole di una parte della stessa struttura sociale.
Solo se riusciremo a liberare queste energie che ogni anno, mese, dopo mese, disperdiamo in un calderone assurdo dal quale attinge, a mani basse, tutta la pletora di una struttura amministrativa, dedicata a scopi e funzioni diverse.
A questo punto non capisco l’atteggiamento e la posizione di molte aziende socie che si schierano per mantenere questo stato di fatto, non capisco la posizione del presidente Grimaldi e dei consiglieri di espressione sociale.
Che senso ha, assecondare un progetto che tende a procrastinare di almeno due anni, il definitivo rimborso del debito, invece che accelerarne il processo per liberarci definitivamente dal peso opprimente della tecnostruttura?
Il CIS per ripartire, come struttura consortile dedicata alla distribuzione all’ingrosso, deve essere ripopolato, deve presentare nuove aziende attive, privilegiando i settori creativi e produttivi di stile italiano.
Si deve creare un nuovo fermento e rinnovare i modelli rappresentativi del CIS.
La ricollocazione é elemento fondamentale di ripresa e nulla conta se può produrre plusvalenze destinate agli SFP, come é previsto dall’A.d.R.
A chi dobbiamo conservarle?
Noi dobbiamo difendere solo la nostra autonomia di impiego delle risorse condominiali che rappresentano un contributo specifico, vincolato nell’impiego e sottratto dall’influenza dell’A.d.R.
Dobbiamo riportare la struttura amministrativa ed il governo del CIS all’interno del Centro, sottraendola all’influenza costante di Interporto.
Ribadisco che solo un’opposizione forte e determinata all’impostazione del bilancio può produrre la nascita di un nuovo CIS libero da questa ostinata subordinazione amministrativa.
Non vorrete approvare la collocazione in un fondo di riserva delle ingiustificabili pretese di rimborso di Interporto di importi milionari liquidati, senza merito e titolo, al dr. Sergio Iasi che, a sua insindacabile discrezione, ha pensato di abbandonare la guida del CIS?
E’ arrivato il momento di finirla con queste prepotenze.
Daremmo veramente un brutto segnale alle nuove generazioni, un segnale di cedimento alla furbizia, all’opportunismo, al trasformismo, alla connivenza.
Questa è la nostra ultima battaglia, la vinceremo solo se saremo onesti di cuore.
Non Vi proponiamo nulla che non sia corretto e leale, nel rigoroso rispetto degli Accordi, anzi vogliamo anticipare al massimo l’estinzione del debito.
Vi proponiamo, invece, un condivisibile progetto di autonomia amministrativa delle risorse destinate al mantenimento delle necessità comuni.
Vorrei incontrare uno solo di Voi che possa smentirmi!