Se le attività petrolifere inquinano e causano problemi vari la colpa non è delle compagnie: è dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche.
Il sottosuolo e la superficie del suolo contengono risorse naturali che rappresentano beni comuni: sono di tutti i cittadini e sono pro tempore amministrate dai rappresentanti dei cittadini eletti nelle varie istituzioni pubbliche.
I rappresentanti dei cittadini hanno il dovere di amministrare per il bene di tutti senza creare conflitti tra la risorsa profonda “ricca e potenzialmente corruttrice” e le risorse di superficie che hanno sempre garantito la vita dei cittadini e continueranno a costituire la base dell’assetto socio-economico di vaste aree. Anche di quelle dove si svolgono attività petrolifere.
L’estrazione di idrocarburi di solito avviene in qualche decina di anni portando in superficie fluidi “preziosi e costosi” che consentono facili guadagni alle compagnie. Le attività sono inevitabilmente inquinanti a causa di incidenti non voluti ma che avvengono, sia per risparmiare sullo smaltimento dei materiali inquinanti, sulle strutture di trasporto, per errori umani ecc. E’ innegabile che le attività petrolifere sono “arroganti” grazie alle leggi vigenti e attuate come “conquista” del territorio a scapito delle attività basate sull’uso della terra e delle risorse di superficie.
L’inquinamento riguarda l’atmosfera, il suolo e le acque. Si può dire che l’inquinamento è inevitabile!
A questo punto che fare?
Se si scopre che le attività petrolifere inquinano si innescano fatti seri giudiziari.
O non si inquina oppure si fa in modo che chi deve controllare lo faccia in maniera non attenta e professionale, con le buone e le “cattive”. La cosa più conveniente è fare in modo che i controlli non trovino nessuna forma di inquinamento derivante dalle attività petrolifere.
Le leggi vigenti sono a maglie larghe e a vantaggio delle attività petrolifere, anche senza immancabili forme di corruzione dei funzionari e amministratori pubblici ai vari livelli.
Le compagnie a questo punto si sentono “pulite” nel senso che possono sempre dire che agiscono nell’ambito delle vigenti leggi e che i controlli pubblici non trovano alcuna forma di inquinamento o di alterazione delle condizioni di stabilità del sottosuolo!
Quindi loro non hanno colpa! Altri saranno gli inquinatori!
Altri saranno i responsabili: sarà colpa dei rappresentanti delle Istituzioni pubbliche ma non sarà colpa loro!
E’ un palese gioco delle parti: chi si avvantaggia sono le compagnie petrolifere, chi amministra ai vari livelli e chi controlla distrattamente. Chi ci perde sono i cittadini comuni in genere dediti ad attività agricole e quelli che usufruiscono delle risorse idriche. I cittadini sono “dispersi”, le compagnie sono molto organizzate anche legalmente, leggi e controllori hanno atteggiamenti amichevoli nei confronti delle compagnie, non si può nascondere. Oggi lo Stato ha il potere di decidere direttamente, praticamente senza contrasto, dove e come fare effettuare attività petrolifere sia di ricerca ed estrazione che di stoccaggio.
E così ad esempio è stato realizzato il centro oli COVA di Viggiano in val d’Agri proprio nella zona che fu epicentrale del terremoto del 1857 (magnitudo 7,0, intensità MCS XI°) e che ha rappresentato l’area dove si arrestò la propagazione delle faglie sismogenetiche da NO a SE con conseguenti effetti locali direzionali distruttivi. Tale centro oli, inoltre, è a circa solo 2 km a monte del bacino artificiale del Pertusillo che accumula circa 160 milioni di metri cubi di acqua usata per l’irrigazione e per uso potabile. Dire che tale situazione non causi inquinamento dell’aria e dell’acqua del lago significa affermare che la Madonna Nera di Viggiano compie un miracolo al minuto!
Non mancano pozzi estrattivi attraverso acquiferi carbonatici fratturati e carsificati che alimentano sorgenti di acqua potabile.
Tra gli errori si può considerare il pozzo di reiniezione Costa Molina 2 che interessa le faglie in sinistra Agri connesse al sistema sismogenetico del 1857 (alle reiniezioni sarebbe attribuibile la risalita di fluidi “parenti stretti” di quelli iniettati eil conseguente inquinamento in superficie in Contrada La Rossa come evidenziato dalla Prof.ssa Colella dell’UNIBAS) e la richiesta pressante di attivazione del pozzo Monte Alpi 9 OR in destra Agri pure inserito nelle faglie sismogenetiche dell’evento del 1857.
I pozzi possono essere realizzati fino a poche decine di metri di distanza dalle abitazioni e se i cittadini protestano per una ubicazione di un pozzo a 300 metri dal centro abitato, come accade a Gesualdo nel permesso Nusco in provincia di Avellino, la compagnia non cambia idea in quanto osserva le vigenti leggi.
Se le compagnie producono studi di impatto ambientale nei quali non sono individuati seri problemi geoambientali, che possono determinare pericoli per la sicurezza e le risorse ambientali, e i rappresentanti delle pubbliche istituzioni li approvano comunque, l’errore o la non osservanza delle vigenti leggi non viene fatto rilevare: non sono le compagnie che sbagliano ma i rappresentanti delle pubbliche istituzioni che devono garantire i cittadini.
E’ evidente che non si può effettuare in sicurezza un pozzo a 50 m di distanza dalle abitazioni o attraverso gli acquiferi carbonatici fratturati e carsificati che alimentano sorgenti di acqua potabile di centinaia di litri al secondo e per di più nel sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche.
Eppure oggi è possibile e sarebbe possibile tanto è vero che sull’acquifero dei Monti della Maddalena tra la val d’Agri ed il Vallo di Diano, interessati da vari bacini endoreici e molto fratturati e carsificati, che alimentano circa 5000 litri al secondo di acqua potabile, sono stati individuati dallo Stato due aree di potenziale estrazione di idrocarburi!
Non si possono incolpare le compagnie petrolifere che fanno il loro mestiere e i loro interessi commerciali. La colpa è sempre dei rappresentanti delle pubbliche istituzioni e delle leggi vigenti inadeguate a garantire la sicurezza dei cittadini e delle risorse ambientali di importanza strategica.
Ripetiamo che la colpa è di chi (amministratore pubblico ai vari livelli e funzionario pubblico addetto al controllo del territorio) non controlla adeguatamente tutta la filiera delle attività potenzialmente inquinanti e non solo quelle petrolifere.
I rappresentanti eletti dai cittadini governano per i cittadini e non solo per le lobby.
Chi elegge rappresentanti che si rivelano lobby-servitori deve riflettere e cambiare rotta se si vuole garantire sicurezza e tutela delle risorse ambientali.
Amministratori pubblici asserviti agli interessi petroliferi non servono ai cittadini di oggi e di domani.
Le attività petrolifere (così come le altre attività potenzialmente inquinanti) devono essere effettuate solo dove è possibile farlo in sicurezza per i cittadini e per le risorse di superficie di importanza strategica per l’assetto socio-economico duraturo.
Occorrono regole nuove che consentano a tutti i cittadini di vivere in sicurezza e di tutelare le risorse di superficie. Occorrono controlli trasparenti e professionali effettuati da funzionari controllabili e verificabili. Occorre una sempre più attenta e professionale partecipazione dei cittadini come sta accadendo negli ultimi anni. Occorrono difensori dei cittadini trasparenti nelle strutture di controllo pubbliche e una sempre più pressante attenzione da parte della Magistratura.
Amministratori pubblici che favoriscano i conflitti tra la risorsa del sottosuolo “ricca e potenzialmente corruttrice” che può essere utilizzata per alcune decine di anni e le risorse naturali di superficie che hanno sempre garantito la vita dei cittadini non sono amministratori difensori di tutti i cittadini ma sono lobbyasserviti.
Non vanno bene.
Tradiscono il mandato concesso loro dai cittadini che ingenuamente li hanno eletti!
E chiudiamo con il punto decisivo: tutto il sistema di tutela del territorio e valorizzazione paritetica delle risorse ambientali e dei beni comuni si regge sui risultati elettorali.
E’ evidente che se la maggioranza dei cittadini continua a votare per il “cartello” di aggregazioni partitiche che finora ha mantenuto questo inadeguato sistema di gestione del territorio non c’è molta speranza che possano migliorare le cose per i cittadini e per la tutela della sicurezza e delle risorse ambientali di superficie di importanza strategica.
Prolifereranno i conflitti d’interesse come quello che riguarda la Società geologica Italiana (che è stata fondata nel 1881 ed è la più antica e rappresentativa associazione scientifica italiana nel campo delle geoscienze, è riconosciuta Ente Morale come da R.D. 17 ottobre 1885 ed è un’associazione senza finalità di lucro iscritta nel Registro delle Persone Giuridiche della Prefettura di Roma (prot. n. 603/2008 Area IV URPG) il cui compito primario è il progresso, la promozione e la diffusione delle conoscenze geologiche nei loro aspetti teorici e applicativi.”) che il 09/03/2015 ha scritto ai membri delle Commissioni Ambiente e Industria del Senato in relazione al Disegno di Legge 1655 “Disposizioni per la tutela della salute e dell’ambiente e per la prevenzione dei rischi derivanti dalle attività di prospezione, ricerca e produzione di idrocarburi liquidi e gassosi” (La Sezione di Geologia degli Idrocarburi scrive ai membri …) inviando un documento redatto da un dirigente di una compagnia petrolifera impegnata in attività in Italia rinunciando al ruolo diversificato e super partes che deve avere la Società Geologica Italiana nella tutela della sicurezza dei cittadini e delle risorse naturali di superficie di importanza strategica per l’assetto socio-economico di oggi e di domani.