di Gemma Delle Cave
È ancora in corso alle Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano di Napoli, ma solo fino al prossimo 19 gennaio 2020, la mostra dedicata ai pittori berlinesi Berlin 1989. Come si può evincere dal titolo della rassegna, viene incentrata l’attenzione sull’anno 1989, anno della caduta del muro di Berlino, in particolar modo, sulla pittura tedesca prima e dopo questa indimenticabile data.
La corrente berlinese, anche se per molti appassionati e non di arte può essere poco conosciuta, fa parte di un movimento chiamato Neo Espressionismo (in tedesco, Neue Wilden, ovvero Nuovi Selvaggi), e ha avuto ripercussioni a livello mondiale. Questo discende proprio dall’Espressionismo, una corrente che rientra nelle avanguardie culturali, che hanno posto attenzione su una rappresentazione più accentuata, coraggiosa ed emotiva della realtà, vista attraverso il filtro dell’animo del pittore. Ecco, il Neo Espressionismo parte da questi presupposti e li stravolge in una chiave di maggiore inquietudine e deterioramento dell’animo umano.
Essendosi sviluppata intorno agli anni ‘80, la pittura tedesca ha risentito moltissimo di tutti gli eventi accaduti nel corso del ‘900, come l’eredità di due conflitti mondiali e l’orrore eterno dell’Olocausto, al punto che molti artisti non ne ressero il peso e smisero di produrre opere d’arte, mentre altri versarono sulle tele tutto il dolore e la frustrazione.
E quest’ultimo è il caso dei neoespressionisti tedeschi, tra cui emergono Gerhard Richter, Georg Baselitz e Anselm Kiefer, mentre Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer sono tra i più giovani del periodo. I colori sono vividi, raggiungendo cromatismi di alto livello. I tratti sono imprecisi, spessi, ruvidi e, talvolta, ripetitivi. Invece, le immagini grezze, confusionarie e violente, proprio a testimonianza di una profonda rabbia interiore.