di Rosario Pesce
È chiaro che, nella crisi di queste ultime settimane, sta tentando di giocare un ruolo importante Silvio Berlusconi, nonostante il pessimo risultato elettorale del 4 marzo, che ha visto Forza Italia arrivare dietro alla Lega nei consensi.
È ovvio che la partita di Berlusconi non è, affatto, facile sia per ragioni anagrafiche, che per motivazioni di ordine strettamente politico.
È pleonastico sottolineare che gli esiti del voto dello scorso 4 marzo hanno designato la fine di un ciclo, di cui lo stesso Berlusconi è stato protagonista sommo, visto che, dal 1994 in poi, tutte le vicende istituzionali essenziali sono ruotate intorno alla sua persona ed alle sorti delle sue aziende.
L’ascesa della Lega e del Movimento Cinque Stelle non poteva non danneggiare, finanche, Berlusconi ed il berlusconismo, che sono ormai alla conclusione di una parabola significativa.
E Berlusconi, che ha sempre avuto una notevole intelligenza politica, non può non giocare tutte le carte possibili, allo scopo di evitare di essere messo da parte, definitivamente, a seguito di un accordo fra Lega, Fratelli d’Italia e M5S.
In che modo può, ancora, far pesare la propria significanza politica?
Non può, certo, ricattare Salvini.
Qualora pure il Cavaliere desse un’indicazione ben precisa di uscita di Forza Italia dalle giunte regionali guidate dagli uomini di Salvini, molto probabilmente nessuno seguirebbe i suoi diktat, per cui è ineluttabile che, nei prossimi mesi, la Lega possa rompere il cordone ombelicale con Forza Italia ed iniziare un percorso di vera autonomia, andando al Governo con il M5S e con la Meloni.
È ovvio, dunque, che in tale cornice Berlusconi tenti di far pesare la sua presenza con le gag televisive, come quella che ha prodotto al Quirinale, in occasione delle ultime consultazioni del Capo dello Stato, oppure torni sui successi suoi del passato, come quelli in politica estera.
Ma, basta tutto questo per dimostrare all’Italia intera che qualsiasi legittimo sforzo di composizione di un nuovo Governo deve, necessariamente, passare attraverso l’assenso preventivo del Cavaliere?
Crediamo, invero, che il voto del 4 marzo abbia, invece, segnato un discrimine netto fra il presente ed il recente passato, per cui non possiamo che apprezzare il lavoro di chi fa di tutto per non morire in termini politici, ma è pleonastico sottolineare che tali pregevoli ed apprezzabili sforzi, almeno da un punto di vista umano, possono andare vanificati per effetto di una logica che è – in primis – nei fatti, oltreché nell’anagrafe degli stessi protagonisti.