di Mariavittoria Picone
“A volte siamo noi a fare in modo che succeda ciò che più temiamo, perché l’unico modo per liberarci dalla paura è che il peggio sia già successo.”
(Così ha inizio il male – Javier Marías)
Questa riflessione, estrapolata da un libro bellissimo che ho letto cinque anni fa, mi è tornata in mente ieri e sono andata a recuperarla da Google, perché esprime chiaramente quel che sento.
Mentre scrivo sono seduta sul divano di una casa a Gran Canaria, dalla vetrata accanto si vede un porticciolo e una superstrada; ogni mattina, dalla finestra della mia camera, proprio di fronte al letto, posso guardare l’alba.
Sono arrivata qui da pochi giorni e mi sembra già di aver visitato più città. Ogni giorno mi bagno nell’oceano, la spiaggia è qui accanto, la raggiungo in due minuti, poi mi sposto in altre zone, da quartieri residenziali a terreni vulcanici, lasciandomi guidare dai miei amici, che qui ci sono venuti a vivere nove anni fa. Ieri sera, però, durante la passeggiata serale, mentre ero in cerca dell’ennesimo tramonto – sempre diverso – da fotografare, a pochi metri dalle mie figlie, pochi passi dietro il mio amico, mi sono persa; è accaduto qualcosa di magico, la strada percorsa è diventata il ponte tra la vita terrena e il sogno e in questa Stairway to Heaven mi sono spezzata, proprio come si spezza la canzone meravigliosa dei Led Zeppelin.
Ho sentito tutte insieme le paure e le delusioni della vita, l’assenza di qualsiasi certezza, la triste consapevolezza di essere stata l’artefice di tante mie sofferenze e nell’angoscia della presa di coscienza è cominciato un altro cambiamento.
Avevo sotto i piedi la terra dura e rossa del dolore, sulla destra una piccola montagna con una croce piantata sulla cima e alla mia sinistra un mare blu di schiuma e dolcezza in cui far precipitare le brutture del passato.
Il rosso e l’azzurro (con tutte le sfamature fino al blu) sono sempre stati i miei colori, della donna nata tra un vulcano e il mare. Ero esposta al vento leggero dell’inquietudine, della tempesta di domande e risposte, senza mai poter afferrare nè le une nè le altre… the answer, my friend, is blowing in the wind.
Mi sono resa conto che da quando sono entrata in aereo non ho fatto altro che cercare di comprendere perché molti desiderano trasferirsi qui, perché persone diverse, con idee diverse, famiglie diverse, aspirano a vivere qui.
Non è la classica fuga dal passato, da una vita insoddisfacente, non è la voglia di ricominciare, di darsi un’altra opportunità, sì, questi sono i motivi di ogni scelta importante, ma chi viene qui sa che cambiare la scenografia alla propria vita non è un cambio esistenziale, sa che può riprendere le sue abitudini, ma cominciare ad avere una prospettiva diversa.
Spesso il brutto lo faccio capitare prima che accada, quando so che qualcosa mi farà male, faccio in modo che questo male arrivi presto, per chiudere il cerchio perverso delle paure, perché la paura del piacere fa più male di tutto.
Ci vorrebbe un po’ di incoscienza, come all’inizio di ogni cambiamento, per vedere solo la bellezza e tornare ad avere fiducia.