di Andrea Dching Carpentieri
Avvertenza numero 1:
Pezzo ad alto contenuto polemico-maniavantista-dietrologico.
Avvertenza numero 2:
Pezzo contenente calcoli, tabelle, sguardo in case d’altri, e quindi trattasi di lettura sconsigliata agli impavidi che, a quattro dalla fine di questo infarto prolungato, sostengono che «dobbiamo pensare solo a noi».
Lo sport, dicono i savi, è metafora della vita, e di solito uno sport nazionale è specchio dell’ethos – dicono i dotti – di un Paese (nel caso dell’Italia userei la minuscola, ma va bene lo stesso). In Italia siamo o no quelli del «c’ho un amico in quel ministero», «mio cugino ti può aiutare, lavora al…», «la moglie di mio zio fa la caposala, rivolgiti a lei»? Lo siamo, lo siamo.
Siamo o no quelli degli ordini professionali, dei mondi fatti a compartimenti stagni e ben bloccati, delle caste di cui tutti si lamentano, purché non si parli della propria, e allora siamo o no quelli delle caste tutte meno una, a rotazione, a seconda del lavoro che fa chi parla di volta in volta? Lo siamo, lo siamo.
Bene (anzi, male, ma in questi casi si va avanti dicendo e scrivendo: «bene»). Per quale ragione le cose dovrebbero andare diversamente nel calcio, sport nazional-popolare per eccellenza, in nome e grazie al quale ancora ci ricordiamo di una perculata spaventosa e geniale di Churchill? In fondo, il calciatore di maggiore personalità – non ho scritto «il più forte»: tottiani, del pieriani, maldiniani, baggian…ehm…baggisti, state calmi – degli ultimi venti, venticinque anni, quello che incarna al meglio lo spirito del calcio italiano, Gigi Buffon, una volta al calcio italiano ha fatto, con una sola frase, radiografia, prelievo e analisi del dna. «Meglio due feriti che un morto», disse Buffon: what else?
E allora, se l’Italia è ciò che è, se il calcio italiano e specchio dell’Italia, perché non dovrei pensare io, adesso, che la Roma potrebbe, avendone la possibilità, restituire alla Juve il favore della «vacanza» (cit., e sapete di chi è?) dell’anno scorso? Perché non dovrei pensare che, in caso di ultima giornata decisiva, la Juventus azionerebbe tutto il proprio potere e prometterebbe tanti bei giovani virgulti al Crotone per l’anno che verrà? Perché non dovrei pensare che Marotta possa aver già fatto in modo che a Genova ci aspettino con i fucili spianati? Per converso, chi ci dice che Adl non proverà a fare una telefonata al caro amico Della Valle, o che il Toro non farà possibile ed impossibile per rovinare la stagione alla Juventus? Il tutto, ovviamente, in un campo come nell’altro, sempre in assenza di motivazioni da parte degli avversari di turno.
E allora, in questo casino gigantesco di meschinità diffuse, odi incrociati, antisportività ai massimi livelli, penso sia il caso di andare a farli, due conti.
Ad oggi, Roma e Lazio 67, Inter 66.
Ipotizziamo che l’Inter pareggi sabato con la Juventus: questo risultato darebbe al Napoli un match point, certo, ma uno e uno solo, e vediamo di capire il perché.
Se la Roma batte Chievo, Cagliari e Sassuolo ma perde con la Juve arriva a 76 punti; se la Lazio le vince tutte e perde in casa con l’Inter, arriva a 76 punti; se l’Inter pareggia con la Juve e vince le altre, arriva a 76 punti: in tal caso, la Roma è in Champions’ in virtù degli scontri diretti (qualunque altro scenario che non preveda il pieno da parte dell’Inter e della Lazio, non deve neppure essere preso in considerazione, per l’interesse dei tifosi del Napoli).
Insomma, la Roma sarà motivata a giocare per la Champions’ contro la Juve solo se l’Inter avrà battuto i bianconeri (al netto di altri incidenti di percorso, è chiaro): altrimenti, le va bene anche la sconfitta, cioè la restituzione del favore dello scorso anno*.
E quindi? Quindi niente, quindi noi tifosi azzurri dobbiamo sperare (almeno) in un pari fra Inter e Juve, e ovviamente nell’en plein di punti dei nostri meravigliosi ragazzi.
Così, volevo scrivere questa cosa giusto per rompere un po’ le scatole all’entusiasmo dei miei confratelli.
*Non sarebbe il massimo per una proprietà americana (in base alla cultura sportiva che hanno da quelle parti), né per una semifinalista di Champions’, certo, ma purtroppo valgono di più a) la mentalità italica b) il precedente dello scorso anno.