Sabato scorso a Napoli si è tenuta la manifestazione “Giù le mani da San Gennaro” che ha visto coinvolte migliaia di persone che si sono organizzate su Facebook e si sono date appuntamento nella piazza del Duomo a Napoli per protestare in maniera pacifica contro un decreto del Viminale che vede cambiare la deputazione giuridica del tesoro del patrono.
L’evento, seguitissimo dai media straniera, ha avuto scarsa risonanza sulle tv e sui giornali italiani, solo qualche sparuto servizio, tra cui quello durante la trasmissione quotidiana di Barbara D’Urso, su canale 5, durato poco più di un minuto e tagliato per mandare in onda la pubblicità.
Sull’accaduto lo scrittore napoletano Luca Delgado, presente durante il collegamento in diretta, ha scritto alla conduttrice Barbara D’Urso. Qui di seguito la sua lettera.
Cara Barbara, queste sono le parole che non ti ho detto.
Abbiamo aspettato tre ore al freddo, tre ore in cui abbiamo raccontato alla tua inviata tutto quello che c’era da sapere sul decreto Alfano, sulla gestione del culto e del Tesoro di San Gennaro, sul legame speciale che la città ha con il suo Santo Patrono che va ben oltre la fede. Tante cose di cui neanche tu eri a conoscenza, ma che forse forse non ti interessavano più di tanto. Tre ore in cui ci siamo preoccupati, aggiungerei giustamente, che di noi si facesse il solito ritratto stereotipato di selvaggi intenti a sacrificare una capra sul sagrato del Duomo e chissà quale altra immagine sbagliata di Napoli si voleva dare oggi.
E dopo due ore di attesa, durante le quali ci pregavano di non andare via, siamo rimasti lo stesso perché volevamo poter dire la nostra e riuscire a distruggere l’immagine precostituita che una parte del pubblico da casa aveva e che voi volevate alimentare. Non è casuale che quando siamo stati contattati per l’intervista, ci è stato chiesto esplicitamente: “radunate un po’ di gente, facciamo vedere la vostra protesta”. Siamo rimasti, perché volevamo portare una testimonianza reale di quella che in realtà stiamo portando avanti: una protesta pacifica, condotta da un popolo che con dignità manifesta e che non ne può più della televisione italiana che ci racconta solo in un certo modo.
Così abbiamo aspettato una seconda ora, mentre il freddo aumentava e la nostra pazienza diminuiva, mentre tu decidevi di dare priorità a un simpatico cucciolo di cane. Un cucciolo di cane!
E quando siamo arrivati finalmente alla diretta e ci avevi presentato come “napoletani arrabbiati” e ti sei resa conto che invece non stavamo lì a prenderci a pugni o a ballare la tarantella, ecco che misteriosamente scompariamo dal palinsesto. Gli amici Francesco e Flavia hanno il tempo di dire una cosa a testa e poi via, pubblicità. Prometti di tornare su di noi, ma PUF il collegamento da Napoli salta, niente più parole, niente più napoletani arrabbiati. Napoli non fa audience così, “ma come a Napoli non fanno bordello?”, ti sarai chiesta.
E allora le parole che non ti ho detto, perché non ce le hai fatte dire, (non ci hai neanche salutato dopo 3 ore al freddo), sono queste: la nostra protesta è stata riportata negli USA, in Inghilterra, Francia, Germania, Cina, Spagna. E nessuno degli articoli dedicati alla nostra manifestazione, nessun giornalista si è permesso di riportare la notizia come la sagra della pizza o peggio del trash. Quanto è bella la verità dei giornali internazionali eh? Quanto è bella l’informazione senza pregiudizi, non credi? Io lo so che avete abituato il pubblico televisivo a una certa immagine di Napoli, ma disaffezionatevi, disabituatevi, noi non ci stiamo più al vostro modo di fare notizia. Il dato di fatto è uno e mi dispiace doverlo scrivere: ci conosce meglio la BBC, ci conosce meglio China Post, tanto per citare qualcuno, di quanto ci conosca tu che sei napoletana.
Un saluto affettuoso da Napoli, sto andando a ballare la tarantella.