di Maria Rusolo
Quando avete un problema e contate sulla classe politica per risolverlo, voi avete due problemi.
Perché non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.
Ormai se ci aspetta un qualche guizzo dalla vita politica di questo Paese si deve necessariamente essere attenti a quello che accade sui profili social dei vari personaggi istituzionali. Tra le paste e fagioli ed il cotechino, le foto in spiaggia o al Papeete, le dirette senza contraddittorio è un vero florilegio di citazioni, battutine, esternazioni che mostrano come in realtà la classe dirigente non indichi un percorso da seguire alla collettività, ma anzi dia il peggio di se ricercando forse un consenso di ” pancia” da parte del popolino.
Mio padre mi diceva sempre che affrontare la battaglia in campagna elettorale sui temi, i numeri e la complessità non mi avrebbe mai consentito di vincere e mi avrebbe anche portato al riconoscimento pubblico della etichetta dell’intellettuale, un po’ rompi e pure con la puzza sotto il naso. Almeno si è risparmiato la degenerazione post- pandemica. Va fatta una premessa, i social hanno sicuramente molti aspetti positivi, e non è la assenza di regole per il loro utilizzo, il solo problema, in qualche modo rappresentano una forma di eccessiva semplificazione che fa sentire tutti uguali e tutti capaci di esprimersi liberamente, senza dover aver alcuna forma di preparazione.
Quello che nel mondo reale non è possibile, qui si realizza, con in più il fatto di poter raggiungere un numero sconfinato di contatti e di far diventare anche un banale taglio di capelli virale. Fatta questa premessa è accaduto che ci sia stata una scaramuccia in merito ad un evento sul Sud organizzato dalla Ministra Carfagna e che il Presidente della Regione Campania si sia risentito, suppongo per non aver ricevuto le dovute genuflessioni.
Di qui nasce la provocazione del Maschio Italico a cui la Ministra stavolta ha risposto postando una confezione di un farmaco antiacido sul proprio profilo. Ora, onestamente io la trovo una cosa che fa sorridere ed in un certo qual modo ripaga con la stessa moneta chi in questi anni, non ci ha risparmiato battute anche troppo spesso ” pesanti” e poco digeribili. Sarebbe potuta finire così, ma è iniziata una guerra a suon di post e di commenti da parte dei sostenitori dell’una e dell’altra fazione, che di istituzionale e politico non ha nulla. Io una mia idea ce l’ho ed è precisa. Immaginatevi se fosse stato il contrario, ci sarebbero stati commenti e sorrisini da più parti e nessuno avrebbe sprecato fiumi di inchiostro, ma dato che il post è di un Ministro della Repubblica, che ha la sventura di essere donna, apriti cielo.
Eccoli i moralisti richiamarsi al senso del ruolo, al mancato rispetto, alla caduta di stile, all’atteggiamento da vajassa, non si deve, non si può. La Carfagna avrebbe dovuto scomodare il suo staff ed in doppio petto e senza scomporsi i capelli, avrebbe dovuto scrivere una replica grigia e senza sbavature. Come ha osato invece utilizzare gli stessi mezzi, come ha potuto solo pensare di colpire così l’arzillo Presidente con una battuta. Sono cose non adatte a noi, soprattutto se qualcuno ci ha concesso di essere ministri o di avere un ruolo pubblico. Insomma due pesi e due misure. Un Paese ostaggio di una ipocrisia vergognosa e livorosa che pervade tutti i campi della società e da cui è davvero difficile uscirne, a meno che non cominciamo ad assumere un atteggiamento di reazione, anche di scompostezza, cominciamo a comportarci non seguendo la corrente e soprattutto smettiamo di agire secondo gli standard del vuoto politicamente corretto.
Certo è che da Ministra io mi occuperei di quanto accade nelle Regioni del Sud soprattutto rispetto ai settori della sanità e dei servizi resi al cittadino e che rendono quanto mai attuale la Questione Meridionale, sarei sui temi e sulle proposte, vaglierei con attenzione i progetti per l’accesso ai fondi del PNRR, e mi occuperei delle crisi aziendali. Insomma c’è tanto da fare ed un percorso politico è fatto di lavoro, vigilanza ed attenzione nell’ottica di crescita e sviluppo del territorio. Il resto è costume, che dura il tempo di un battito di ali di gabbiano.
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”