di Pasquale Di Fenzo
“ O Tosco…La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patria natio
a la qual forse fui troppo molesto”.
di quella nobil patria natio
a la qual forse fui troppo molesto”.
Tale si è dimostrato domenica scorsa il tifoso viola, troppo molesto, nei confronti non solo degli avversari, ma finanche per la sua splendida città, culla di arte e di cultura, oltre che maestra dell’accoglienza.
Certo mi sarebbe piaciuto, dopo la sosta elettorale e dopo quella forzata di fb et similia, di parlare di calcio. O meglio, di pallone. Di poter discettare di come Spalletti l’abbia incartata ad Italiano, il quale ha abboccato come un pesce azzurro all’amo lanciatogli dall’allenatore di Certaldo, che a Firenze deve passare come una specie di napoletano di Frattamaggiore: uno che si incazza quando pensa di aver subito un’ingiustizia, ovvero una scelta (o una sostituzione) immeritata.
Spalletti era cosciente che alla settima giornata avrebbe avuto il meritato riposo per la sosta della Nazionale. Così come era consapevole che lo aspettavano al varco: “qui si parrà la tua nobilitate”. Purchè avesse mantenuto la testa della classifica. Ed ha predisposto la tempesta perfetta: nella prima mezz’ora la Fiorentina ha spinto al massimo sull’acceleratore, spompandosi nel venire avanti e lasciando spazi oceanici ad Osimhen che si aggirava nella metà campo viola come uno squalo in attesa che un bagnante imprudente si allontanasse dal bagnasciuga. Mancava solo la musica terrorizzante di sottofondo.
Ma Spalletti, il colpo mortale lo ha inferto quando l’altro squalotto errante, portato sui nostri lidi dalla calda corrente del golfo messicano, si è conquistato una punizione dal limite, e lui, il certaldese (si dirà così?), dalla panchina ha buttato l’esca mortale: “Deve andare Insigne di destro!” E invece è andato Zielinski di sinistro: punto, set, incontro! Ma purtroppo gli episodi “di contorno” sono divenuti più importanti del piatto principale. Un po’ come quando per secondo c’è la parmigiana. Non è una novità che a Firenze, come altrove, si sentano cori inneggianti il Vesuvio o si mettano in dubbio le abitudini igieniche dei napoletani. Ma questa volta c’è stata un’aggravante.
Tre magnifici atleti sono stati offesi nel loro essere uomini prima ancora che sportivi. Nella stessa serata di domenica è stata diffusa la notizia che la Procura Federale ha aperto un’inchiesta sull’accaduto. Sono stati subito sentiti il telecronista di DAZN e lo stesso Koulibaly, un meraviglioso invaliKaulibaly, un vero Muribalaly, che in qualsiasi altro stadio d’Europa sarebbe stato applaudito pure da avversario. Ma siamo in Italia. Speriamo che l’inchiesta non porti alla solita ridicola multa o, peggio, alla chiusura di un determinato settore dello stadio. Come se quegli imbecilli non potessero per la prossima partita, comprare il biglietto per un altro posto dello stadio. Sarebbe come se, dopo essersi macchiato di reato stradale, a un automobilista fosse impedito di usare quella macchina e non di guidare per i prossimi dieci anni.
Ma a costo di crearmi qualche inimicizia devo dire che sono stato deluso dal comportamento di alcuni protagonisti in campo. A cominciare da Callejòn, che dopo sette anni trascorsi assieme a Kalidu, dopo aver vissuto tutte le vicissitudini assieme ai suoi ex compagni, non ultimo il mancato scudetto perso in albergo proprio a Firenze, mi sarei aspettato che si fosse avvicinato a Koulibaly, per un gesto di solidarietà oltre che di affetto: sarebbe bastata una pacca sulle spalle. Paura di inimicarsi i nuovi tifosi?
Poi c’è il sig. Simone Sozza da Milano. arbitro semi-esordiente, che quest’anno, alla sua prima direzione importante, ha perso l’occasione di passare alla storia sospendendo la partita, come impone il regolamento: paura di fare la fine di Gavillucci? Ed infine Duncam, il giocatore di colore, collega e fratello africano di Anguissa, Osimhen e Koulibali, Doveva essere il primo a chiedere all’arbitro di sospendere la partita: paura che il il colore della pelle apparisse prevalente sul colore della maglia?