Chiesa gremita, questa mattina, per i funerali di Simona Esposito Aiardo, giovane casoriana scomparsa all’età di 28 anni. Centinaia di persone, parenti, amici e quanti hanno avuto il piacere di conoscerla o sentir parlare di lei. C’erano i ragazzi de “La mescolanza” e di “Terranostra”, che hanno accompagnato il feretro con dei palloncini colorati, suonando le tammorre e le chitarre, e intonando la tammurriata, che a lei tanto piaceva e che era solita ballare nei momenti di gioia e di festa.
In tutti quelli che l’hanno anche soltanto incrociata nel corso della loro vita, Simona ha lasciato un ricordo, una traccia indelebile, con i suoi grandi occhi scuri e il suo sorriso, anche se troppo spesso spento.
Anima fragile e dotata di sensibilità estrema, Simona è arrivata in Italia dal suo paese di origine,la Romania, quando era poco più che neonata, e qui è stata accolta con amore incondizionato dai suoi genitori, con i quali ha sempre avuto un legame meraviglioso e di grande affetto, più che se fosse stata concepita da loro, come ha ricordato, con le lacrime agli occhi ma con una grande forza d’animo, la sorella in un saluto che le ha rivolto dall’altare.
“Mi piace pensarti, ora, distesa e libera come la farfalla che avevi sul tuo corpo”, ha concluso.
Una esistenza tormentata, la sua. Una giovane in cerca di se, della sua identità, del suo posto nel mondo. Una personalità inquieta, e forse proprio per questo pronta a dare amore a dismisura, e incapace di tenerlo per sé.
Il corpo di Simona è stato ritrovato sabato scorso, 10 giugno, nei vicoli di Forcella, avvolto in una coperta. Ha scelto di andarsene in silenzio, in punta di piedi. E’ difficile da accettare, assurdo a tratti. Ma è la realtà, quella stessa realtà che ci fa pensare che forse solo ora potrà godere di quella serenità che troppe volte qui le è stata negata.
Fiumi di parole sono stati scritti in questi giorni su di lei. Tanti, troppi interrogativi, e tanti anche i tentativi di sciacallaggio mediatico. A noi non interessa fare scoop, non ci compete fare domande né dare risposte, non ne siamo in grado e non vogliamo nemmeno farlo. Fare giornalismo in situazioni come queste è veramente dura, qualsiasi cosa pensiamo di scrivere ci fa sentire impotenti e inadeguati. Ci stringiamo al dolore della famiglia e dei suoi cari, ogni altra parola ci sembrerebbe superflua.
“È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.” (F. M.DOSTOEVSKIJ)