di Claude De Bray
Solo tra milioni di persone mentre l’afa assale la città a tratti deserta nelle ore assolate per poi divenire un fermento di persone nelle ore fresche mattutine o vespertine di questa torbida, assonnata e consumata estate. Tutte apparentemente indaffarate, tutte di corsa, occhi bassi e diritti per la loro strada con unica meta, un unico scopo; quanto mi piacerebbe scoprire dove vanno, cosa fanno, cosa stanno pensando in questo momento.
Cerco di guardarli con attenzione, dal loro modo di camminare più o meno spedito, provo a capire se sono presi da qualche pensiero o sono solo intenti a girovagare. Seduto al tavolino di un bar a sperare di godermi la città e la leggera brezza che dal mare giunge fin su alla collina del Vomero e sorseggiare la mia tazzina di caffè con la sigaretta che oramai è consumata come si consumano i pensieri e le domande senza risposta rivolte alle centinaia di passanti. È difficile scorgere persone che non siano con testa china e occhi bassi, visi per lo più cupi e seriosi, le donne sembrano quasi tutte imbronciate e arrabbiate, sembra che ce l’abbiano con il mondo intero. Tra questi la signora con il cagnolino che fa i suoi bisogni, il ragazzino che butta il fazzolettino per terra, il vecchio travolto dalla tosse che elargisce candidamente i suoi umori sul marciapiede, il signore distratto che butta la cicca e altri, altri ancora, a mille a mille.
Per fortuna, di tanto in tanto qualche turista attraversa la strada cercando di orientarsi con la sua cartina volgendo disperatamente il viso verso l’alto; come un consumato marinaio volge lo sguardo al cielo a trovare la sua stella che gli indichi la rotta da percorrere.
Allora preferisco abbandonarmi ai miei sogni e la mente corre lontano sull’eone del tempo e dello spazio in un giorno perduto e dimenticato che pur una volta, forse, ho vissuto.
…E mi ritrovo in un sabato di sole sulla costiera sorrentina dove la brezza del mare fa percepire il suo odore, la sua presenza, su di una collina circondata da alberi di limoni le cui foglie sprigionano il loro profumo più intenso sotto un pergolato di viti da cui filtrano i caldi raggi di sole.
Con me una decina di persone allegre e spensierate per un sabato in compagnia di amici. Mi soffermo, anzi mi estraneo, come a volte succede in un balzo temporale, e mi sembra di mirare un quadro di un impressionista francese di fine secolo, riesco finanche a tramutare le persone in lontane figure vestite alla moda di un tempo che fanno da contorno ad un paesaggio paradisiaco.
… E mi ritrovo intorno ad una tavola imbandita piena di gente allegra con al centro di tanto in tanto quei cesti di frutta che il sole a sprazzi illumina rendendo il verde più verde e il giallo più giallo al cui confronto il resto sembra sbiadito; e mi vedo con un bicchiere di vino tra una mano e un sorriso per una donna che dolcemente ricambia.
Guardo il bicchiere di vetro, di quelli della nonna, mezzo pieno e mi chiedo se sia l’effetto del vino che pur non rendendo ubriaca la gente certamente non la restituisce sobria e riguardo il sorriso di quella donna; che sia la sua dolce figura od il bicchiere di vino che ho bevuto o quello che lei ha sorseggiato, ma scorgo pensieri più caldi nei suoi occhi di questo sole che annuncia la fine dell’estate.
… E mi ritrovo al tramonto tra il sole che s’inchina e i gabbiani che gli corrono incontro. Quella lontana figura che faceva da contorno ad un paesaggio da favola è qui tra le mie braccia e rimpiazza il calore del sole che viene meno.
L’effetto del vino d’incanto svanisce e scorgo una lontana figura che non ha il suo profumo né il suo aspetto e d’improvviso un sussulto; i miei occhi si schiudono e i contorni ridiventano netti.
… E mi ritrovo in quel giardino con il sole che illumina una tavola imbandita, con un bicchiere di vino tra le mani, a rivivere un sabato già vissuto, a cercare il suo sorriso che non c’è…