di Gemma Delle Cave
Per i turisti o per chi rimane in città quest’estate, fino all’8 settembre 2019 sarà ancora possibile ammirare, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli, le 150 opere del noto pittore russo, naturalizzato francese, Marc Chagall. I suoi quadri pervasi di infinito amore e magia hanno così letteralmente stregato il pubblico da aver portato gli organizzatori dell’evento, il Gruppo Arthemisia, ad una proroga della mostra, che sarebbe dovuta terminare il 30 giugno scorso. Dipinti, disegni, acquerelli ed incisioni, in un percorso fatto di 5 sezioni, immergono completamente gli spettatori nel suo mondo fatto di realtà fantastiche e utopistiche.
Il pittore prese parte ai movimenti parigini che anticiparono la Prima guerra mondiale, e fu coinvolto nelle avanguardie, rimanendo sempre ai margini di questi movimenti, compresi il cubismo e il fauvismo. Questi ultimi due stili, per intenderci, prevedevano il primo l’utilizzo di varie tecniche che scomponevano nelle tre dimensioni i soggetti sulla tela, mentre il secondo era un mix di impressionismo francese con sfumature espressioniste tipiche di pittori nordici come Munch.
Chagall prese questo mélange artistico e lo rivisitò secondo la sua visione della realtà fatta di astratto e immaginario. I personaggi dei suoi quadri sono visti proprio come attraverso gli occhi puri di un bambino. Le figure sono sproporzionatamente armoniche e i personaggi si librano in un cielo dai colori accesi.
A questa dimensione gioiosa appartiene anche l’amore per la moglie Bella Rosenfeld, che ritroviamo ne “I fidanzati su fondo blu”, “Il sogno”, “Gli sposi e l’angelo” e in “Nozze sotto il baldacchino”. Anche i dipinti e tutti i dettagli floreali sono intrisi del profondo amore che nutriva nei confronti della moglie, fulcro centrale delle sue opere. Secondo lui “nella vita come sulla tavolozza dell’artista c’è solo un colore che dà senso alla vita e all’arte, è il colore dell’amore”.
Nei suoi lavori si ritrovano ricordi d’infanzia, rappresentazioni fiabesche, guerra, sogni e paesaggi pieni di entità reali e inventate, elementi tipici della tradizione russa. Tra le tecniche che prediligeva, soprattutto per i vari schizzi ritraenti personaggi fiabeschi, ritroviamo l’acquaforte, e la gouache. L’acquaforte è una tecnica di stampa a incisione, in cui si corrode con un acido una lastra di metallo, per ottenere delle immagini da trasporre su carta, ad esempio, con l’utilizzo di colori.
La gouache, invece, consiste in una tempera, alla quale viene addizionato un pigmento bianco come il gesso insieme alla gomma arabica, per creare un colore più coprente ed opaco. Il tutto con i colori più vivaci e vibranti che possano esistere, anche per ricordare i momenti bui della sua infanzia. Forse proprio questo l’ha portato ad immaginare un mondo chimerico, per estraniarsi dalla pesantezza della vita di ogni giorno, circondata dai brutti ricordi di quando era un bambino.
In questi climi fiabeschi riporta anche la sua profonda religiosità e concezione del sacro, che è possibile contemplare nell’ultima parte della mostra, con creazioni ispirate alla Bibbia. Proprio alla fine del percorso espositivo, è stata inserita una piccola stanza interattiva, la Dream Room, fatta di specchi e tende, su cui sono proiettate le opere del pittore con un tenue sottofondo musicale. Oltre alla Dream Room, è presente anche una tela con dei magneti raffiguranti elementi tratti dai dipinti del pittore, che si possono riposizionare a piacimento per comporre il proprio personale quadro.
Entrambe queste iniziative rappresentano un delicato attimo di leggerezza, perché concedono al visitatore di assaporare il mondo attraverso gli occhi di Chagall, e riscoprire magari la genuinità del fanciullo sognatore che dimora spesso assopito dentro ognuno di noi.