di Marco Muffato*
Vivo da 30 anni a Milano, città che amo e per cui provo molta gratitudine per avermi accolto e permesso di costruirmi professionalmente e di mettere su famiglia. In questi 30 anni peraltro non ho mai smesso un giorno di sentirmi napoletano e di amare la città che mi ha dato i natali. L’elemento che ha sempre saldato questi due mondi affettivi è la partita del Napoli al Meazza, sponda Inter o Milan che fosse non ha mai fatto differenza.
È stata sempre una giornata di festa per il calcio e per lo sport. Diversamente da altre piazze del nord, l’ex S. Siro infatti è di consuetudine un’isola felice di convivenza tra diverse tifoserie. I 10mila napoletani, che sono una costante delle trasferte azzurre nel capoluogo lombardo, vanno a sostenere la propria squadra gomito a gomito con i supporter rossoneri o nerazzurri a seconda dei casi. Sfottò, qualche screzio ogni tanto, ma alla fine ognuno ritorna a casa semplicemente con il suo carico di entusiasmo o di delusione in base al risultato com’è giusto che sia e come dovrebbe essere sempre.
Questa premessa è per esprimere il mio profondo disagio da napoletano trapiantato al nord per i criteri esageratamente restrittivi adottati dal Milan per l’acquisto dei biglietti dello storico quarto di finale di Champions League tra Milan e Napoli (il primo quarto finale nel trofeo più prestigioso nella storia della squadra azzurra, lo ricordo). Criteri che sono i seguenti: prelazione per i titolari di abbonamento del Milan, ogni abbonato rossonero può comprare fino a 4 biglietti, il suo e per altri 3 abbonati. Conclusa la prelazione, il privilegio dell’acquisto del prezioso ticket passa ai titolari della tessera Cuore rossonero, che possono anche in questo caso acquistare 4 biglietti, per sé e per altri 3 titolari di questa tessera e a condizione che la tessera sia stata sottoscritta prima dell’8 marzo (un tifoso azzurro che per aggirare tale criterio avesse acquistato in questi giorni la tessera Cuore rossonero per acquistare i biglietti si attacca al tram, per capirci).
Con il numero enorme di abbonati che ha il Milan e le centinaia di migliaia di tessere rossonere in essere di fatto sperare nella terza fase della vendita diretta è una chimera. La verità è che queste regole rendono impossibile per tutti i tifosi del Napoli, in particolare per quelli residenti a Milano e in Lombardia (a cui si aggiungono i tantissimi residenti nel centro-nord che come nelle trasferte di Sassuolo, Empoli e Torino, stanno accompagnando in gran numero la cavalcata solitaria del Napoli in testa al campionato) essere presenti al Meazza a sostenere la nostra squadra. Al massimo ci saranno una manciata di biglietti per il settore ospiti con i criteri che al momento in cui scrivo non sono stati stabiliti.
Capisco che la società rossonera voglia creare l’effetto catino per mettere all’angolo il Napoli nella prima partita, capisco che la Champions porti prestigio e tanto denaro nelle casse rossonere, capisco che è l’obiettivo stagionale prestigioso che può riscattare un anno non molto brillante finora, ma questa decisione del Milan è sbagliata perché crea un precedente e porterà altri a fare lo stesso, creando un calcio sempre meno inclusivo e chiuso in tribù. In 30 anni non mi sono mai sentito straniero a Milano, che è sempre stata una città che ha aperto le sue porte a connazionali e non, ma l’A.C. Milan è riuscita nell’intento, complimenti.
L’unica cosa che non mi auguro è non fare proprio il motto “Occhio per occhio, dente per dente”, cioè spero davvero che il Napoli non adotti per ripicca lo stesso criterio restrittivo ai tifosi avversari in particolare del Centro-Sud (tantissimi) per l’acquisto dei biglietti di Napoli-Milan, ma faccia l’esatto contrario. Mi appello al nostro presidente Aurelio De Laurentiis, che è un uomo che ha il gusto di essere intelligentemente contrarian quando serve, di trovare la formula tecnica per far sì che i tifosi milanisti, se vogliono, possano acquistare un tagliando per seguire la loro squadra al Maradona, anche al di fuori del settore ospiti, gomito a gomito con i tifosi del Napoli.
Per due ragioni: una scaramantica, escludere non porta bene (ricordate l’invettiva di Diego prima di uno storico Napoli-Milan per la vittoria finale in campionato: “Non voglio vedere una bandiera rossonera al S. Paolo”? Finì con la vittoria del Milan 2-3 e lo scudetto ai rossoneri), la seconda per dare una lezione di vita a chi esclude e così facendo metaforicamente si unisce a quel coro che si sente troppo spesso quando il Napoli va in trasferta, “Noi non siamo napoletani”. E rispondere ancora una volta a ragion veduta: mi dispiace per voi.
*Giornalista finanziario, tifoso del Napoli