di Pasquale Di Fenzo
La vicenda che ha coinvolto la squadra di calcio femminile dell’AfroNapoli e la sua capitana, allontanata perché si è candidata alle elezioni in una lista “distante” dalle ideologie e dai fini chiarissimi, apertissimi e dichiaratissimi che da sempre caratterizzano quella squadra e l’intera sua dirigenza, fa capire quanto sia divenuto avvelenato il clima che si respira oggi nel Paese, prima ancora che nello sport.
Da qualunque parte si voglia guardare questa triste vicenda è possibile trovare dei punti deboli ed attaccabili. Compreso il modo in cui è stata trattata in televisione. Il metodo può diventare merito se si prevarica qualcuno avendo il vantaggio di essere un professionista della comunicazione, oltre che a favore di telecamera con l’interlocutore che cerca di spiegare le sue ragioni (non tutte condivisibili) al telefono e senza avere la dimestichezza e la parlantina sciolta di chi è abituato da sempre a stare di fronte alle telecamere.
In questa vicenda, a torto o ragione, tutto si fonde in una specie di osmosi che diviene terreno scivoloso al primo concetto espresso magari con un minimo di superficialità. Anche la solidarietà “dovuta” delle compagne di squadra può essere strumentalizzata. Di sicuro qualcuno trarrà vantaggio dall’intera vicenda, con la speranza che altri non ne escano con le ossa rotte. L’anomalia forse non è che la squadra dell’AfroNapoli faccia politica, La vera anomalia è che una squadra nata con gli intenti apertamente dichiarati di antirazzismo e solidarietà, poi faccia “pure” calcio in un Paese come il nostro, dove il razzismo è continuamente presente, anche se c’è chi non vuol sentire, o peggio, dice di “non aver sentito”.
E poi fa pure ricorso contro le giuste sanzioni. Ma spesso il razzismo, oltre che strisciante, è pure “inconsapevole”, il che forse rappresenta un pericolo anche maggiore. Qualcuno ha notato le pagelle dei commentatori Rai alla fine dell’incontro Polonia-Italia? Tutti bravi. A tutti è stato assegnato un voto dal 6,5 in poi, con qualche meritato 7. A tutti tranne che a Insigne che si è visto assegnato “solo” un 6. Eppure Lorenzo dopo meno di un minuto aveva fornito a Jorginho un assist al bacio da cui poi è scaturita una traversa con un tiro “alla Insigne”, e ad un minuto dalla fine, con un delizioso colpo di tacco, ha messo in condizione un compagno di battere a rete per il successivo gol vittoria dell’Italia.
Solo queste due azioni, oltre all’ottima prestazione, ad altri sarebbero valse un 7 pieno. E invece Insigne si è vista assegnata una sufficienza risicata da parte dei commentatori Rai: unico 6 in pagella. Praticamente il peggiore in campo per l’Italia. Vogliamo parlare di Napoli-Liverpool? Ebbene dopo quella partita c’è stato chi si è preso la briga di protestare sul sito ufficiale della RAI perché i telecronisti sarebbero stati troppo apertamente schierati a favore del Napoli!
Una squadra italiana che batte meritatamente una delle squadre più forti del mondo ed i telecronisti italiani sarebbero stati di parte? Ma come si fa! Ma se durante le partite di campionato sulle reti a pagamento a volte ci si vede costretti ad optare per il telecronista tifoso dell’altra squadra per avere un minimo di obiettività, perché a noi tifosi del Napoli hanno tolto pure l’opportunità di ascoltare la telecronaca faziosa che è concessa ai maggiori club italiani. Durante un Roma-Napoli valevole per l’accesso alla finale di Coppa Italia di qualche anno fa, il super-obiettivo telecronista RAI, col Napoli in vantaggio di due reti disse testualmente: “
La Roma è adesso a due reti dai supplementari che la potrebbero proiettare in finale”. Peccato (per lui, e per la Roma), che si era già nei minuti di recupero. Questo è il calcio in Italia, questo è il contesto in cui si è innestata, forse ad arte, una vicenda tutto sommato irrisoria e quasi “condominiale”, anche se sono stati scomodati paragoni irriguardosi, come quelli di Messico ’68. Con un minimo di buon senso ed un pizzico di buona volontà da ambo le parti, questo caso non sarebbe mai nato. Adesso è facile che ruoli, torti e ragioni, si potrebbero facilmente invertire e qualcuno “passerà per tortano senza avere mai conosciuto la ‘nzogna”.