di Pompeo Di Fazio
Quando mi arrivò la notizia, lo scorso anno proprio in queste giornate, pensai subito alle difficoltà che si sarebbero presentate nel percorso che avevo davanti. Decidere di avere una bambina, perché poi è arrivata Elisa, in un momento nel quale eravamo in piena pandemia da Covid-19 era certamente una scommessa difficile e una prova dura.
Tante le domande e molti i dubbi, rispetto ad un percorso di responsabilità per il quale era già un grande successo accedere alle strutture sanitarie, svolgere esami e visite in sicurezza, insomma rimanere indenni rispetto ad una normale routine dei mesi della gravidanza.
Per fortuna è andato tutto bene, è nata lei, una grandissima gioia. Ma le riflessioni e i timori non sono mutati. L’attenzione e la paura per i possibili rischi di contagio di una neonata non hanno mai abbandonato né me, né mia moglie. Ci hanno costretto e continuano a costringerci ad isolarci rispetto al resto della mia famiglia, per evitare ogni possibile rischio di contatti e di contagio.
Certo, un atteggiamento di responsabilità, ma che ha purtroppo acceso nella mia mente un’amara riflessione su che tipo di mondo e di modalità di relazione nelle quali deve crescere questa creatura. Tranne me e mia moglie, tutto il resto della parentela le è praticamente : dal nonno, ai cuginetti, agli zii, da intravvedere tramite le mascherine. Una privazione del calore umano e un velo nei rapporti che contano.
In questi ultimi giorni, poi, io che sono un malato di notizie e che, quando sto a casa, in pratica sono sintonizzato sempre sulle news, devo fare assistere alla mia bambina al bombardamento di immagini che arrivano da Kiev, al dolore delle famiglie, alla sofferenza dei ragazzini, alle morti, ai bombardamenti.
E’ questo il mondo nel quale crescerà, dominato dalla paura e dall’insicurezza permanenti? Quali saranno le parole che dovrò utilizzare, nel momento nel quale me lo chiederà, per spiegare le relazioni instabili degli uomini, la cattiveria nel farsi del male in maniera gratuita?
Ho sempre avuto una predisposizione per l’dea di una società giusta e fiducia per la sua realizzazione, ci ho sempre creduto e combattuto, nel mio piccolo per affermarla. Oggi, alla luce di quello che sta accadendo e dell’enorme responsabilità che sento per la crescita della mia bambina, questa fiducia sta venendo meno, Ormai è stata sostituita dalla speranza e forse dalla fede. Non restano che questi due sentimenti.