Ennesimo campo di battaglia nel mondo della scuola: a giorni si prevede il bando del concorso per coloro i quali aspirano ad una cattedra. Il tanto sospirato bando avrebbe già dovuto essere pubblicato, da quanto emerso da indiscrezioni sindacali; ma, sicuramente entro febbraio, 63.700 mila posti saranno messi al bando per gli aspiranti professori. I bandi saranno tre: uno per la Scuola dell’infanzia e la scuola primaria; uno per la scuola secondaria (primo e secondo grado) ed uno, infine, per il sostegno. Le prove si terranno quasi subito: una primissima prova preselettiva; poi la prova scritta mediante l’utilizzo di pc ed infine, per giugno, le prove orali; onde consentire l’immissione di ventimila precari per settembre 2016. Gli altri aspiranti rimarranno in graduatoria per tre anni ed assunti progressivamente in questo arco temporale. Coloro che non avranno conseguito i titoli e non avranno i requisiti minimi per accedere al concorso, dovranno attendere, dunque, quattro anni prima del prossimo concorso che, si prevede, avrà caratteristiche completamente diverse da quello che si espleterà nel corso del 2016. Diecimila posti, dei sessantamila previsti, saranno disponibili nella sola Campania. Questi dati, però, sono effimeri. Innanzitutto non sono stati resi chiari gli accorpamenti di cattedra e le reali disponibilità per ciascuna di esse. Va poi precisato che i posti saranno dapprima resi disponibili a coloro i quali presenteranno la loro candidatura alla mobilità provinciale e nazionale e poi, i posti rimanenti, agli idonei del concorso. La mobilità richiederà la presentazione di una domanda che darà accesso all’ambito, da cui poi i Docenti saranno scelti dai Dirigenti scolastici, per cui non è possibile alcuna attendibile previsione. Dai primissimi dati rilevati a campione, risulta che non vi sono candidati sufficienti per accedere alle cattedre che si presume si avranno, ovvero che non vi sono Docenti con i titoli necessari per l’accesso, e questo scatenerà sicuramente una serie di ricorsi da parte di coloro che saranno, a vario titolo, tagliati fuori.
Si annuncia, dunque, una battaglia a suon di penna e all’ultimo sudore, perché ormai essere docente significa convivere con quel senso di insicurezza causato da chi organizza e gestisce a livello ministeriale; insicurezza che un aspirante professore sa tramutare, nella realtà, in una grande sfida da affrontare, come solo chi è Docente di ruolo può capire.