di Pasquale Lucchese
Per anni mi sono chiesto come sarebbe stato. L’ho agognato, sognato, desiderato. E’ stato un miraggio finanche sfiorato, sfuggito e scippato. Illusioni puntualmente e duramente frustrate, trasformate in amarissime delusioni; temevo il destino non potesse riservare finale diverso. Uomo (?!) e tifoso di poca fede o insopportabile e tedioso vittimismo, ancestrale e atavica tara made in Naples, come quel perenne macigno, concentrato implosivo di fatalismo e disfattismo? Rimuginavo su errori e sviste arbitrali, infortuni, occasioni sprecate e sciupate, mercati invernali mai fatti, alberghi, BeB, resort, e ogni volta nel mio animo rimbombavano le parole ascoltate, e mai dimenticate, in una vecchia VHS che celebrava il secondo e ultimo tricolore: “Lo scudetto è un mare che non bagna Napoli”.
Parole sconfessate certo, ma c’erano voluti la MAradonaGIordanoCArnevale, Careca, Alemao e un certo peso politico. Nonché un fardello pesantissimo nel successivo decennio horribilis con un disastro economico e un fallimento che ci aveva visto sprofondare laddove il Tricolore non è che un foglio sbiadito dal tempo (cit.!). Sconfessarle nuovamente sembrava impresa titanica e irrealizzabile, nonostante la veloce risalita, costellata da tanti piazzamenti europei e Champions, quattro secondi posti, (con relativo maggior numero di punti fatti nel decennio alle spalle della Juve), 3 coppe Italia (due vs i sabaudi e una contro la Fiorentina) e una Supercoppa italiana portate a casa. Nonostante Hamsik, Lavezzi, Cavani, Mazzarri, Benitez, Higuain, Callejon, il Sarrismo, Ancelotti (il bollito!), Koulibaly, Mertens e Insigne. E Spalletti l’eterno secondo come noi! Tutto inutile. Tutto fatalmente già scritto: non (lo) vinciamo mai! In fondo al presidente De Laurentis interessa solo andare in Champions e tenere i conti in ordine. Scudetti dell’onestà e scudetti del bilanci, perché chiedere altro?!
Poi un giorno all’improvviso nel mentre la piazza piange i partenti idoli mai vincenti, invoca autostrade e, come sempre, si divide, un nigeriano, un coreano e un georgiano ma anche uno slovacco, un kosovaro, un camerunense, uno + due polacchi, un messicano, un lusitano, un uruguaiano, un macedone, qualche italiano (otto per la precisione), un (solo!) argentino, un francese di origini congolese, un (solo e difensore!) brasiliano, un norvegese, un algerino e un italotedesco con Spalletti, l’eterno secondo, iniziano a stupire. Stupendo iniziano a vincere. Vincendo iniziano a volare. Volando iniziano a divertire. Divertendo iniziano a fantasticare. Fantasticando iniziano a sognare. Sognando iniziano a farci (fare) un pensierino.
Stagione atipica, a novembre si ferma il campionato, ci sono i mondiali invernali (!) di calcio a Doha. Il Napoli è primo, ma è e sarà il solito fuoco di paglia destinato a lasciar solo macerie nell’anima, nel cuore e nella testa. Un alberghetto, un ammutinamento, un 23 maggio sono dietro l’angolo! Il 4 gennaio si riprende e tutto sembra confermare questa lettura, tutto par tornare nell’ordine naturale delle cose. Pare ma non è così, il pokerissimo è immediata nuova linfa, la prima di ritorno a fine gennaio è il sigillo. Febbraio e marzo sono una cavalcata inarrestabile, si aspetta solo la matematica. Neanche la più crudele e perfida tra le divinità potrebbe sol immaginare o ideare un epilogo diverso. Neanche l’assurda, inconcepibile, inspiegabile e autolesionistica lunga parentesi di conflittualità tutta interna tra parte della tifoseria e società-istituzioni può sovvertire ciò che il fato ha in serbo per noi. La beffa del 30 aprile è sol un leggero fastidioso mal di gola, volato via in 4 giorni. Il 4 maggio 2023, dopo 33 anni dal secondo titolo nazionale, (IL) NAPOLI TORNA CAMPIONE D’ITALIA. Un campionato perfetto, così dominato e meritato da far apparire scontato e facile qualcosa che facile e scontato non è. Ovunque, a maggior ragione in una piazza che calcisticamente conta (ancora) poco e che può fare affidamento su una società e un’azienda a carattere “familiare” in un contesto, quello calcistico, dominato da fondi, potentati nazionali, multinazionali straniere e sceicchi vari.
Confesso che scrivere ora, a scudetto cucito sul petto, di divinità perfide e crudeli mi riesce semplice! Fino alle 22.15 circa di giovedì 4 maggio ho visto mostri, fantasmi, spiriti maligni di tutte le specie e di tutte le latitudini! Confesso altresì che temevo fortemente la sensazione che il genio di Leopardi, scrittore e poeta legato alla nostra Terra, ha meravigliosamente e poeticamente sintetizzato ne “Il Sabato del villaggio”. Invero penso di esser ancora fermo al sabato! Sto ancora realizzando, sto cercando di mettere a fuoco, impresa non facile nella mia personale condizione di emigrante che in questi ultimi dieci giorni ha fatto la spola! Nonché nella condizione di chi non ama né riesce particolarmente bene a “fare la ammuina”. La serata di domenica 7 maggio al San Paolo (non è un refuso, per me questo è e resterà il suo nome) è stato un bagno di poderosa e benefica e sana realtà. Non mi interessa(va) festeggiare, mi interessava e interessa godere e gioire, sapendo che il nome del mio-nostro Napoli è tornato nell’albo d’oro del campionato italiano. Per la terza volta le sei lettere che tanto mi-ci fanno soffrire e impazzire resteranno incise per sempre nell’albo d’oro. Nel palmares del mio-nostro Napoli i tricolori ora sono TRE, siamo noi i CAMPIONI DELL’ITALIA!
Sui tanti, troppi luoghi comuni, nostrani e italiani, che accompagnano questo scudo, in primis l’onnipresenza e ossessiva raffigurazione di Diego Armando Maradona, i festeggiamenti infiniti, la piazza con il tifo più bello e caldo del mondo, la questione del riscatto sociale di una città tramite il calcio, per ora taccio. Mi dilungherei troppo. Ora è il momento di perseverare nel piacere per quanto fatto e per quanto ci è stato donato (e in parte ricambiato) da 27 ragazzi + mister e staff + società, ringraziandoli e mostrando loro gratitudine infinita e fiducia, qualsiasi saranno le prossime scelte e volontà dei singoli attori.
Nel mio piccolo torno a tentar di dar risposta a vecchi e nuovi dubbi intrisi di angosce, superstizioni e paure; il tutto però con una nuova (almeno momentanea!) leggerezza! Un peso, un macigno enorme è stato demolito! Dopo i due scudetti “bambineschi”, ho vissuto, benché non da “protagonista assoluto”, ciò che ho agognato, sognato e desiderato. Le coste di Partenope tornano ad esser bagnate da un mare Azzurro chiamato Scudetto!