Mercoledi 9 dicembre 2015 un crollo annunciato da scricchiolii alle prime ore del giorno ha determinato la disintegrazione di alcuni manufatti. Per fortuna nessuno si è fatto male.
Commentatori distratti della città che si vede si sono resi conto che il pericolo non viene solo dai cornicioni che si vedono: anche il sottosuolo, che non si vede, fa cadere i palazzi!
Non è una scoperta. Si dimentica il problema noto da decenni sperando ancora una volta che “io me la cavo”!
Da quanto si apprende si sarebbe aperta una voragine sotto ai manufatti. La volta di qualche cavità non censita ha ceduto. Che tipo di cavità? Si vedrà!
Per ora si può evidenziare che il sottosuolo degli edifici è costituito da sedimenti vulcanici sciolti per i primi 10-20 metri che poggiano sul tufo giallo napoletano. Il piano campagna è a circa 50 m sul livello del mare e la falda si trova intorno ai 10 metri sul livello del mare.
Nella zona si possono trovare cavità artificiali create dall’uomo per l’estrazione del tufo giallo collegate da pozzi verticali con la superficie del suolo. Tra il tufo e la superficie del suolo si possono trovare le tane di lapillo, vale a dire cavità sub orizzontali di circa 80-100 cm di altezza che si sviluppano lungo gli strati di pomici. Si possono rinvenire antiche piscine scavate in prossimità degli edifici per accumulare l’acqua piovana.
L’area in esame si trova lungo il probabile percorso dell’antico acquedotto del Serino che dalle sorgenti portava acqua alla piscina Mirabilis a Bacoli attraversando e servendo la città di Napoli. Qualche tempo fa nelle vicinanze, in un seminterrato di Palazzo Peschici- Maresca in via Arena è stata recentemente rinvenuta una parte dell’opera idraulica di età augustea.
E’ probabile, pertanto che il percorso dell’antico acquedotto con le cavità accessorie si trovi proprio nel sottosuolo dei manufatti crollati.
Sotto le strade pubbliche sono ubicate le fognature nelle quali si immettono quelle private provenienti dagli edifici pubblici e privati. Anche l’acquedotto è stato realizzato sotto le strade pubbliche con i necessari collegamenti verso gli edifici. Le tubazioni in cui circola acqua in pressione sono quelle più soggette a rotture con conseguente fuoriuscita di acqua in pressione che determina l’escavazione di cavità di nuova formazione. L’acqua causa la liquefazione delle ceneri vulcaniche trasformandole in fango fluido che viene evacuato nel sottosuolo attraverso gli strati di lapilli o verso cavità preesistenti.
Le indagini che saranno svolte chiariranno le cause più innocue.
Il problema rimarrà aperto per gli altri edifici il cui sottosuolo non è noto.
Naturalmente gli ingegneri si sono preoccupati di edificare e restaurare strutture valide magari senza verificare se nel sottosuolo c’erano cavità o le premesse perché si innescassero cavità artificiali.
Un mondo sotterraneo che ci influenza, di continuo, che però facciamo finta che non esista.
Lo sviluppo della città è stato possibile utilizzando il sottosuolo per la realizzazione di vari sottoservizi intervenendo per singoli progetti e raramente in seguito ad una pianificazione del suolo e sottosuolo; attualmente in molte città la esiguità degli spazi disponibili in superficie rende sempre più obbligatorio l’uso del sottosuolo. Per la moderna città il sottosuolo stabile e ben utilizzato, anche se non è visibile, è indispensabile per la “vita” equilibrata dell’area urbana. Così come un progetto di ammodernamento o ampliamento di una nave deve prevedere anche l’adeguamento della indispensabile parte “sommersa” si deve tener presente che il “miglioramento” di una città deve evitare la realizzazione di interventi che possano squilibrare il sistema urbano “visibile” e “non visibile”. E’ evidente che la moderna città va pianificata prevedendo una utilizzazione sinergica della superficie e del sottosuolo valutando le caratteristiche ed esigenze della città “visibile” e le caratteristiche geoambientali del sottosuolo al fine di ottenere un funzionale recupero ed ammodernamento dell’Habitat garantendo la sicurezza dei cittadini e dei manufatti e l’economicità degli interventi.
E’ indispensabile, pertanto, una moderna e completa conoscenza delle caratteristiche geoambientali del sottosuolo, oltre a quelle puntuali di tipo geotecnico, delle aree urbane sviluppatesi durante i secoli nei quali si utilizzavano le rocce del sottosuolo come materiali da costruzione e si ricavavano depositi sotterranei per l’acqua in assenza di una rete acquedottistica. La ricostruzione delle modificazioni morfologiche apportate dall’uomo per adattare la primitiva superficie del suolo alle esigenze urbane, come il colmamento di valloni e valloncelli trasformati in fognature.
Le esperienze maturate alla fine degli anni 90 del secolo scorso nell’ambito del Progetto Strategico del C.N.R. Geologia delle Grandi Aree Urbane (promosso dallo scrivente) possono consentire di evidenziare i rapporti tra area urbana di superficie, la geologia e la posizione dei diversi manufatti costruiti in epoche diverse e da realizzare nel sottosuolo (sottoservizi quali acquedotti e fognature, gasdotti, cavi vari, infrastrutture viarie e ferroviarie, ecc.).
L’esatta conoscenza dei sottoservizi, della loro ubicazione, dell’epoca di realizzazione, delle caratteristiche costruttive, delle loro intersezioni e coesistenza al di sotto di strade adibite impropriamente anche al transito di mezzi pesanti, può consentire di individuare le eventuali criticità in relazione alla presenza di discontinuità litologico-tecniche e di cavità artificiali nel sottosuolo. Il quadro tridimensionale del sottosuolo integrato da una necessaria didattica ambientale consentirebbe di programmare un adeguato monitoraggio interattivo per prevenire i fenomeni finora verificatisi improvvisamente.