di Gemma Delle Cave
È di un ragazzo italiano, Simone Sistarelli, l’idea di utilizzare una danza per contrastare il decorso del morbo di Parkinson, ed imparare a frenare piano piano gli spasmi che impediscono movimenti fluidi. Il nome delprogetto internazionale è “Popping for Parkinson’s”, e per un’ora di lezione tutti, dai più giovani ai più anziani, devono dimenticare la malattia e pensare solo a divertirsi.
Simone è un ragazzo genovese di 27 anni, che ha dedicato la sua vita alla danza e alla tecnica Popping, sin da quando aveva 10 anni. Si è trasferito a Londra nel 2011, dove si è laureato in danza contemporanea al Conservatorio Trinity Laban, e lì nel 2015 ha deciso di avviare Popping for Parkinson’s e ridare dignità a molte persone.
L’idea è scattata nella mente di Simone pensando a tutte le sofferenze cui è andato incontro il nonno, anche lui parkinsoniano. Soprattutto i tremori e gli spasmi gli ricordavano gli stessi movimenti scattosi, tipici della cultura hip-hop che lo aveva appassionato da piccolo. Nel suo obiettivo di creare qualcosa di positivo per la comunità, ha voluto unire le due cose: la danza e la malattia, due mondi che secondo molti studi scientifici sono in perfetto accordo tra loro.
Il Popping, infatti, è un mix di hip-hop, breakdance e street dance, nato alla fine degli anni ’60 e ’70 in California, da un gruppo di ragazzini adolescenti che si sentivano emarginati, i Poppers. Questi hanno dato il via ad un proprio stile di ballo, fatto di movenze dalle improvvise contrazioni e successivi rilasci dei muscoli totalmente a ritmo di musica. Non a caso, popping vuol dire proprio schioccare. Le stesse contrazioni che ricordano gli spasmi provocati dal Parkinson.
Il progetto di Simone Sistarelli è reso possibile grazie al crowdfunding. In tal modo, ha potuto rendere le lezioni totalmente gratuite per i partecipanti, che non devono essere per forza affetti da Parkinson. Sono in molti, in realtà, quelli che accompagnano i loro cari malati e si lasciano coinvolgere dalla musica. Per la maggior parte gli allievi sono giovani, ma è possibile trovare anche ultrasettantenni.
Confrontandosi con i medici specialisti, Simone ha potuto constatare che non solo la danza facesse bene da un punto di vista fisico, favorendo un migliore equilibrio, ma che garantisse anche il benessere sotto il piano psicologico. Molte persone purtroppo si lasciano abbattere dal Parkinson e si chiudono in loro stesse, emarginandosi proprio come i ragazzi che inventarono il Popping.
È una condizione frequente che si manifesta con molte altre patologie debilitanti e degenerative. Tuttavia, anche se il corpo può rappresentare un grande limite, non bisogna scoraggiarsi. Il primo modo per darla vinta a questi “ospiti indesiderati” è lasciarsi trasportare dalla malattia, pensando non si possa risolvere e che la situazione vada solo a peggiorare. Il Popping, quindi, è un ottimo metodo per riprendere possesso del proprio corpo e dei movimenti, ma soprattutto della propria anima.