di Pasquale D’Anna – Immagine di E. Bilal
Immaginate di essere uno di quei marinai che il 12 ottobre del 1492 a bordo di una delle tre navi di Colombo vede: terra! Protagonista di uno straordinario evento storico che cambierà il mondo, non se ne rende conto.
Tutti i giorni, televisione, giornali e soprattutto il web danno l’occasione anche a noi di essere spettatori di eventi potenzialmente storici. Tanti spiragli sul nostro futuro. Tanti indizi di come potrà cambiare la nostra vita.
Ma, bombardati di informazione, assuefatti e resi insensibili, ci riesce difficile distinguere il nuovo dal vecchio, l’importante dal banale, il rivoluzionario dal solito. Spesso non abbiamo neanche il tempo di soffermarci su quello che sta succedendo.
La pandemia, la guerra in Ucraina, la recessione in atto, i cambiamenti climatici tutto questo ci ha già profondamente cambiati. Ma tutto come influirà sui rapporti sociali? Stravolgerà ancor di più gli attuali equilibri economici nel mondo? Quanto peserà sulla nostra vita privata, sulla maniera di amare, di divertirsi di lavorare?
Pieni di interrogativi che ci preoccupano cerchiamo gli strumenti che possano in qualche modo darci risposte attendibili e convincenti. Ogni giorno nel mondo avvengono milioni di piccoli e grandi fatti, nascono milioni di idee. Se ci va bene ne abbiamo conoscenza solo quando questi fatti e queste idee hanno cominciato a produrre effetti.
La maggior parte delle nostre paure derivano dalla netta e inequivocabile sensazione di sentirsi piccoli e impotenti in un mondo che comunque va avanti per una strada predeterminata senza chiedere permesso a nessuno soprattutto quando di mezzo c’è l’interesse di pochi grandi eletti.
A questo punto la domanda principe resta: come è possibile far convivere individui, classi sociali che hanno ciascuno bisogni e desideri differenti. Quali limiti alle libertà individuali posso essere posti in nome della giustizia sociale e viceversa.
Qual è il minimo comune denominatore per stabilire le regole del gioco sociale ed economico? Sono ancora i governi e gli uomini a comandare, a decidere il loro destino oppure ormai è inarrestabile e incontrollabile quel processo storico nato dalla Rivoluzione industriale che ci ha tolto ogni possibilità di tornare indietro, schiavi delle banche e dei mercati.
Petrolio, fonti energetiche, sovrappopolazione, pandemie, inquinamento, disoccupazione. L’uomo – dicono da tempo gli osservatori internazionali – ha già tutti gli strumenti per trovare la via d’uscita. E probabilmente la troverà. C’è solo un’incognita: la sopravvivenza delle forme democratiche di governo.
Noi siamo convinti che un controllo è ancora possibile, che il mondo è portato avanti dalle scelte dell’uomo e che lo stesso potrà migliorare o peggiorare soltanto per merito o colpa della sua volontà. Ottimismo gratuito che in questo momento sa di “ troppo” o di eccessivo ? Guardare con fiducia al domani non significa essere ottimisti.
Significa consapevolezza e impegno. In più la necessità di un futuro prossimo che non sia basato su speranze irrealizzabili, e che non sia tanto pericoloso da essere disperante. Nell’analisi del futuro, ottimismo e pessimismo non sono argomenti validi, da prendere in considerazione .
Insomma, ragazzi miei, sicuramente la politica dei migliori è stata (anche) tante chiacchiere e proclami inutili, ma siamo sicuri che non siamo anche noi un pochino (non tanto) responsabili di quello che sta succedendo e di quello che – se non cambiamo radicalmente stile di vita – succederà in futuro?
Basterebbe trovare il modo di opporsi in maniera concreta e fattiva alle oligarchie. Non attraverso le democrazie che sono oligarchie mascherate, ma attraverso un rapporto diretto col popolo. Qualcuno ritiene che élite e oligarchia siano la stessa cosa, ma le élites sono l’aristocrazia di una società legittimata dal confronto libero e civile, le oligarchie sono poteri chiusi, autoreferenziali e autolegittimati che rispondono a interessi non generali. La differenza, per dirla in breve, è quella che stiamo vivendo oggi : governi di pochi nell’interesse di pochi.
Crediamo invece fermamente che tutto possa essere ancora modificabile e che siano le scelte umane a creare le differenze.