di Alessandro D’Orazio
Una norma contro i cosiddetti assembramenti è quanto emergerebbe tra le righe del Decreto 113/2018, meglio noto come Decreto sicurezza. All’interno del testo vi sarebbe, infatti, una sezione dedicata alla reintroduzione del reato di blocco stradale depenalizzato nel 1999. Lo si evince dall’articolo 23 della stessa norma riguardante le “disposizioni in materia di blocco stradale”; il brocardo in questione andrebbe a colpire “chi blocca strade con oggetti ma anche chi le ostruisce o le ingombra”.
Il problema, secondo alcuni commentatori, consisterebbe in un eccesso di autoritarismo celato dalla volontà di ottenere un maggiore ordine pubblico. Dall’altra parte, peró, c’è chi sostiene che la finalità della legge sia più semplicemente quella di “reprimere le varie forme di assembramento”. Infatti nella norma è possibile leggere che “si rende necessaria al fine di fronteggiare i sempre più frequenti episodi di blocco stradale, posti in essere anche nella forma di assembramento, suscettibili di colpire una pluralità di beni giuridici che comprendono non solo la sicurezza dei trasporti, ma anche la libertà di circolazione”.
Come è noto, sebbene la libertà di manifestazione sia un diritto costituzionalmente garantito – a principale garanzia dell’ordine pubblico – dovrebbe esservi la ragionevole autodisciplina degli stessi manifestanti, i quali oltre a garantire politicamente e organizzativamente i propri cortei, dovrebbero essere in grado spesso di disegnare alternative effettive e praticabili all’odio dello scontro di piazza. Una presa di coscienza, dunque, che servirebbe a dar vita ad una ricerca di forme di mobilitazione che siano davvero efficaci.
In questo modo sarebbe limitato anche il rischio di denuncia nel caso di manifestazioni concluse troppo spesso in maniera violenta. E che la legge fornisca alle forze dell’ordine uno strumento in più per placare le sedizioni non è certo un pericolo, qualora vi sia da parte di tutti una volontà non bellicosa di esprimere liberamente il proprio pensiero.