di Margherita De Rosa
Che la Terra sia in una condizione di grande sofferenza è sotto gli occhi di tutti: il suo stato, metaforicamente, potrebbe richiamare alla mente l’immagine di un’ inferma che, pur lottando con le sue ultime energie per sopravvivere, deve, gioco forza, cedere alle insidie di un mare incurabile, o quasi… eh sì, perché il vero problema è questo: il morbo che infuria e si pone alla base del cosiddetto allarme ecologico sarebbe curabilissimo, se solo venissero meno delle logiche puramente economiche, che subordinano il benessere del nostro pianeta e dei suoi abitanti all’arricchimento di sparute minoranze di potenti.
La Natura, di cui siamo figli degeneri, esige rispetto e se questo non le viene debitamente attribuito essa si vendica con tutte le sue forze, che non sono trascurabili, e l’uomo del terzo millennio rimane inebetito ed impotente rispetto a calamità che hanno l’artefice o, quanto meno, la concausa, nella miopia di un progresso sciagurato che viola gli equilibri da cui si genera la vita stessa e dai quali, se alterati, altro non si produce che morte…
Negli ultimi tempi, per nostra fortuna, pare che la sensibilità sull’argomento stia crescendo notevolmente ma, a dire il vero, non è chiaro se il mutarsi di un annoso atteggiamento di indifferenza sia dovuto alla paura di un decremento degli affari non certo trasparenti, che i “grandi” realizzano alle spese del pianeta e dell’indifesa umanità, o ad una reale preoccupazione per una situazione ormai ingestibile e che sta sfuggendo di mano anche agli esperti del settore. Non è rimasto, né poteva – con il nome di cui si fregia – rimanere indifferente all’argomento, papa Francesco, che ha fornito eloquenti indicazioni circa la tutela della Natura nell’enciclica “Laudato sii”; ma l’attenzione dei media, negli ultimi giorni, terrorismo permettendo, si è concentrata sulla conferenza di Parigi, nella quale coloro che nel mondo occupano, meritatamente o meno, i “vertici”, si sono interrogati sulla situazione ambientale planetaria, hanno discusso ed infine hanno espresso dei “buoni propositi” che si spera non abbiano somiglianza con quelli di Tommasino, interpretato dal compianto Luca De Filippo nella commedia Natale in casa Cupiello, destinati a rimanere tali nel tempo e a non tradursi in realtà.
Ma, bando ai pessimismi, passiamo a delineare brevemente cosa si è suggerito in seno all’importante evento dei giorni scorsi.
I centocinquanta potenti del mondo partecipanti hanno preso atto della gravità del dissesto ambientale, che rischia l’irreversibilità, e i più potenti tra i potenti, nello specifico il presidente statunitense Obama, ha ammesso le responsabilità dell’attuale generazione nell’aver determinato l’attuale disastro ecologico ed ha recitato un toccante “mea culpa” ; nel faccia a faccia con il leader russo Putin si è concordato sulla necessità di ridurre del 30 pe cento le emissioni di gas entro il 2030 e tutti si sono pronunciati affinché il riscaldamento climatico si contenga entro i due gradi…
Intanto Pechino soffoca, l’Italia pure ha il suo primato per quel che concerne l’inquinamento e tutti si impegnano a procrastinare l’azione: e se la Terra fosse già stanca di aspettare?
Ma questa è un’altra storia…. o forse no?