di Fabio Buffa
Silvio Piola e Omar Sivori sono i giocatori ad aver segnato più gol in una sola gara di campionato in serie A: entrambi ne segnarono 6 (rispettivamente nel 1933 con la maglia della Pro Vercelli e nel 1961 con quella della Juventus). Ma noi, che amiamo andare un po’ controcorrente, abbiamo voluto cercare chi detiene, in qualità di portiere, la maglia “nera” in assoluto di gol subiti in una sola gara. Così abbiamo scoperto che, nella storia del calcio di serie A, la partita vinta con più gol di scarto è stata Torino-Alessandria del 2 maggio 1948.
E abbiamo scoperto che ciò che accomuna la maglia nera del ciclismo e del calcio è la città di Tortona, in provincia di Alessandria. Se nella bici la famosa maglia tinta carbone fu indossata dal mitico Luigi Malabrocca (tortonese), nel calcio, questo sfortunato primato, lo detiene un altro tortonese, Luigi Diamante. E’ il Grande Torino dei vari Valentino Mazzola, Bacigalupo, Rigamonti, Gabetto, ovvero quello della tragedia di Superga, a detenere nel campionato di calcio di serie A il record delle reti segnate in una giornata.
Sono 10 e la “vittima” di quel primato, che rimane ancora imbattuto, fu l’Alessandria. Infatti Torino-Alessandria di quel 2 maggio di 73 anni fa finì 10 a 0 per i granata: a difendere la porta dei Grigi alessandrini c’è Luigi Diamante, nato a Tortona nel 1918, che nulla riuscì a fare di fronte alla dirompente superiorità di una squadra destinata, proprio un anno dopo, ad entrare nella mitologia calcistica con la tragedia del 1949. Un po’ come per Malabrocca, non si deve pensare che il portiere tortonese avesse qualità discutibili, anzi. Diamante, dopo gli esordi nel Derthona, a diciotto anni passò alle riserve del Milan, per esordire in prima squadra, in seria A, a 20 anni. Si fa notare per una grande capacità nelle uscite e un buon istinto nello sventare i tiri ravvicinati. Poi passa al Padova, in serie B, al Lecco, in C e al Varese, in A.
Tutte esperienze in cui viene apprezzato anche dai palati calcistici più esigenti. Nel 1945 viene ceduto all’Alessandria, in B, dove vince il campionato accedendo in massima serie. Nella stagione 1947-48 le cose però per la squadra alessandrina vanno male: i mandrogni retrocedono dopo un’annata disastrosa. E tra le gare più cupe troviamo proprio lo storico ko subito al Filadefia ad opera del Toro: la leggenda narra che al termine del primo tempo il risultato fosse sul 4 a 0 per i torinesi. Nella ripresa, Mazzola e compagni giocano al piccolo trotto, non vogliono infierire. Il pubblico del Fila inizia a rumoreggiare, vuole vedere i granata “cattivi” e decisi, anziché “buoni” e “morbidi” contro un avversario ormai virtualmente sconfitto.
Sempre secondo la leggenda, il malcontento del pubblico punge nell’orgoglio il Torino, che in un quarto d’ora trafigge il malcapitato Diamante altre sei volte. Il portiere di Tortona, dopo l’esperienza alessandrina, va a giocare in Sardegna, nel Monteponi, poi torna praticamente a casa, vestendo la maglia della Vogherese, per chiudere la carriera al Derthona, come giocatore e come allenatore. A 37 anni un male incurabile se lo porta via, ma il ricordo di questo portiere che ebbe il coraggio di resistere allo strapotere del Grande Torino, rimane indelebile nei decenni.