Sale ancora il tasso di disoccupazione in Italia.
L’Istat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è salito in Italia a settembre al 12,6%. Il dato di agosto è stato rivisto al rialzo, dal 12,3% al 12,5%. Gli economisti avevano previsto per settembre un tasso di disoccupazione del 12,4%.
Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 236 mila, è salito lo scorso mese dell’1,5% rispetto al mese precedente (+48 mila) e dell’1,8% su base annua (+58 mila).
Non sono numeri, purtroppo. Sono persone. Sono famiglie. E’ una tragedia continua, una emorragia continua.
Senza andare lontano, senza parlare di aziende famose, basta girare per le zone industriali costruite pochi anni fa intorno a casa mia: un deserto.
Bei capannoni, moderni, parcheggi ampi e confortevoli. Ora sono un panorama deprimente di solitudine, di cartelli “vendesi” che nessuno legge, di bandiere rimaste impigliate ai cancelli. Bandiere di chi ha provato a resistere, a lottare a chiedere giustizia, ma che poi, sconfitto è tornato a casa. I più fortunati con qualche ammortizzatore sociale, quelli delle piccole aziende, i collaboratori a progetto, i piccoli artigiani, senza nulla.
Le periferie delle città, guardo la mia, famosa per i negozi e per la cortesia del personale che ci lavorava, sono diventate un grigio incrocio di strade vuote, buie e pericolose.
Abbiamo smesso di lottare per troppi anni. Noi cittadini e pure i sindacati. Accettando accordi e permettendo alle grandi aziende di andarsene con soldi, macchinari e futuro.
Non abbiamo protetto la piccola imprenditoria, caricandola di tasse e abbandonandola sotto il peso della grande distribuzione.
Non abbiamo fatto formazione, non abbiamo preparato i nostri ragazzi che non sanno più fare, che non vogliono più fare quelle professioni nelle quali si usano le mani. Abbiamo fatto credere loro che si poteva vivere non sapendo nulla. Abbiamo cacciato i ricercatori migliori, affidando inutili progetti a figli e nipoti di politici e amministratori.
E la colpa è nostra e continua ad essere nostra.
E mi fa male pensare che ciò che è capitato questa settimana, ce lo meritiamo tutto.
E’ doloroso, ma è così. Questo governo e i suoi atti sono solo il frutto di questi vent’anni di sonno profondo.
– Protestavano in 600 perché la ThyssenKrupp vuole licenziare 537 dipendenti delle acciaierie di Terni. Una vertenza lunga e faticosa che colpisce al cuore la città dell’Umbria che all’ombra dello stabilimento ha vissuto finora. Dovevano sfilare per Roma: dopo un sit in davanti all’ambasciata tedesca, si volevano dirigere sotto al ministero dello Sviluppo economico, soprattutto dopo la promessa del presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Mi impegno” ha detto incontrando i lavoratori alla Leopolda. E finita male, invece: “Ci hanno manganellato perché non volevano farci arrivare al ministero” raccontano gli operai delle acciaierie. Una “carica a freddo”, secondo quanto spiegano non solo i lavoratori, ma anche i sindacalisti. Il leader della Fiom Maurizio Landini è imbestialito: “Siamo partiti in corteo e ci hanno menato. Ero davanti a prenderle anche io. Non siamo delinquenti, non si mena chi è in piazza a difendere i lavoratori” (Il Fatto Quotidiano) –
No, non erano quelli brutti, sporchi e cattivi dei centri sociali e nemmeno i pericolosi terroristi NOTAV, erano operai, solo operai. Le hanno prese “per errore”. Se non fosse per il sangue, farebbe ridere. Sì, per errore. L’errore è stato aspettare tutto questo tempo. L’errore è non essere abbastanza arrabbiati.
Ora lo scontro CGL – PD fa ridere. Dove stavano i sindacati in questi decenni? Chi hanno protetto? Per cosa hanno lottato?
E noi? Chi abbiamo votato? Abbiamo protestato? Abbiamo lottato?
No. Solo sui social. Tirando fuori bandiere rosse, foto e frasi inutili senza mai alzarci dalla sedia.
Dovremmo davvero cominciare a prenderci le nostre responsabilità. Smettendo di votare i vecchi e i nuovi buffoni.
Altrimenti rimarremo disoccupati, manganellati e contenti.