Domani, dalle 10 alle 14, il pubblico potrà accedere al luogo che ha visto tra i suoi più assidui frequentatori Benedetto Croce e Giambattista Vico.
A giusta ragione, è considerata la più bella biblioteca di Napoli e la seconda d’Italia, con i suoi circa 160.000 volumi: dalla filosofia alla teologia cristiana, dalla letteratura greca a quella latina, dai testi di musica sacra operistica agli scritti di storia dell’Europa. E non solo libri: con la Chiesa, i due chiostri monumentali, il Convento e la Quadreria, i Girolamini si attestano tra i più suggestivi spettacoli d’architettura al mondo.
Uno scrigno di tesori artistici, dove si possono ammirare capolavori del tardo-manierismo romano e napoletano, le meravigliose opere di Guido Reni e Pietro da Cortona, il naturalismo di Battistello Caracciolo e di Jusepe Ribera, i gioiosi barocchi di Luca Giordano. Bellezza ovunque, al punto che le guide turistiche del passato lo chiamavano Domus Aurea.
Il complesso monumentale dei Girolamini fu fondato, nel 1586, dagli architetti fiorentini Dosio, di Bartolomeo e Lazzari e deve il suo nome ai religiosi seguaci di San Filippo Neri. Ingrandito ed arricchito di preziose opere d’arte, nel corso del Settecento, ne fu affidato il completo restauro alla maestria di Ferdinando Fuga, avvenuto nel 1780, ma già quattro anni prima era stato dichiarato Monumento Nazionale dalle leggi eversive del patrimonio ecclesiastico.
E come in ogni angolo ed in tutti gli spigoli della città partenopea aleggia una storia misteriosa, anche i Girolamini hanno una leggenda propria, addirittura raccontata in un prezioso manoscritto, custodito nella biblioteca.
Protagonista dell’arcana e singolare storia fu Don Carlo Maria Vulcano, un nobile napoletano che, spossato dalla severità del padre, per sottrarsi alle tentazioni ed apprendere la tecnica della meditazione, entrò molto giovane nel convento dei Girolamini .
Una notte, mentre dormiva nella sua cella, si svegliò bruscamente a causa di un gran baccano e gli comparvero ombre tanto agghiaccianti che fuggì fuori, implorando aiuto.
In suo soccorso, si precipitò Niccolò Squillante, il maestro dei novizi che riuscì a convincerlo che si era trattato di un inganno, dovuto agli incubi, e lo persuase a riaddormentarsi.
Da quella notte, però, e per oltre un anno, il povero frate fu perseguitato insistentemente da preoccupanti apparizioni e fenomeni: tiri di sassi, spaccature di mobili, percosse alle porte, sottrazioni di oggetti, visioni raccapriccianti, frasi misteriose che spuntavano e si dileguavano dalle pareti.
I frati tentarono ogni sorta di esorcismo e, durante un dialogo con l’entità, appresero che si trattava del Diavolo, per sua stessa dichiarazione; infine, stremati da questi accadimenti, decisero di allontanare per un po’ di tempo Carlo e lo mandarono in un convento di Capri.
Ma anche qui, non ci fu alcun cambiamento, perché il Diavolo continuò la sua opera distruttiva, accanendosi sulle suore e sul monastero, nascondendo le chiavi delle porte di accesso, incendiando sedie e mobili, facendo sparire cibo e oggetti. Le angoscianti manifestazioni non si verificarono più, solo dopo che, Carlo, sfinito, decise di abbandonare per sempre la carriera sacerdotale.
Assolutamente, da visitare!