di Giosuè Di Palo
Come nelle migliori saghe cinematografiche, anche nella pellicola del Governo stiamo assistendo ad un epilogo per nulla scontato. L’apparente idilliaco rapporto che vi era tra Palazzo Chigi e parti sociali, iniziato con le consultazioni e continuato nei mesi a seguire, è crollato procurando grande eco fra i partiti.
Da un lato, l’iracondo Maurizio Landini, ultimo vero esponente del PCI e dell’ideologia filo Marxista; dall’altro Mario Draghi, inquilino stabile negli uffici dell’alta finanza e catapultato in politica.
Si era percepito già qualche segno di cedimento; piccoli spoiler che indicavano un’imminente possibile rottura.
Si parte dal malumore generato dalla questione del green pass obbligatorio sul posto di lavoro dove i sindacati hanno sempre chiesto l’obbligo vaccinale contro il Covid per tutti e gratuità dei tamponi, ai recenti dibattiti sui temi della manovra economica, riguardante: pensioni, tasse, fisco, scuola, politiche industriali, contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà del lavoro soprattutto di giovani e donne.
Il crescente malcontento di Cgil e Uil, culminato con la proclamazione dello sciopero generale previsto per il 16 dicembre, (al quale, ricordiamo, la Cisl non ha ancora aderito), è dovuto soprattutto, sostiene Landini, alla necessità di aumentare i redditi da lavoro e da pensione a partire da quelli più bassi, per evitare un’operazione volta a favorire quelli medio alti.
Dure le repliche dei vari partiti a cominciare dal leader della Lega, Matteo Salvini, il quale attacca la Cgil e loda la Cisl per non aver aderito alla rivolta: “Irresponsabile la scelta della Cgil di indire uno sciopero poco prima di Natale, dopo che il governo ha tagliato le tasse anche per i dipendenti e i pensionati. Ringrazio la Cisl per il senso di responsabilità che dimostra”.
Il PD è più incline alla ” trattativa” e confida “nel dialogo e confronto con le parti sociali che non si deve interrompere” come dice la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani.
Anche Italia Viva e Forza Italia criticano lo sciopero: per i primi “un errore clamoroso, nel merito e nel metodo”, per il vicepresidente Forzista Antonio Tajani “soprattutto un danno per la ripresa economica”.
Parole durissime da parte del Premier Mario Draghi che lasciano trapelare una sua profonda delusione nei confronti dei gruppi dirigenti di Cgil e Uil: “La manovra è espansiva. Non c’è governo che abbia fatto di più per i lavoratori e i pensionati e le cifre lo dimostrano”.
Non resta che attendere i nuovi sviluppi di una saga dagli scenari sempre più imprevedibili.